10 cose che non sapete dell’ultima domenica

  • Jon Rahm ha vinto il Memorial Tournament su un percorso, quello di Muirfield, che, per durezza e difficoltà, pareva più un tracciato da US Open che da Pga Tour. Ma non solo: con questo successo, Jon ha scavalcato Rory McIlroy in cima al World Ranking, diventando, 31 anni più tardi, il secondo spagnolo dopo Ballesteros a conquistare la corona di numero 1 del mondo.
  • Rahm ha impiegato solo 4 anni e 8 giorni per prendersi lo scettro del World Ranking: più veloci di lui sono stati solo (stranamente…) Tiger e Giordanello Spiethato Spieth.
  • Nella storia del golf, ci sono solo 3 giocatori che sono stati numeri 1 sia nel ranking mondiale amateur, che in quello dei pro: Rory McIlroy, Jordan Spieth e Jon Rahm. Da notare bene: l’amateur world ranking esiste solo dal 2007.
  • Tony Finau è stato in testa in casa di Jack Nicklaus per 36 buche, ma poi è calato vistosamente nel weekend. E dunque, anche stavolta, nell’ennesimo torneo giocato, non è arrivata la vittoria per il giocatore americano. Che, visto il curriculum, parrebbe essere destinato a essere come le autostrade liguri: sai che parti e sai pure che non arrivi in fondo.
  • Veniamo a Bryson La Cosa DeChambeau: dopo una media di 67 colpi negli ultimi 8 giri e il 76% dei green presi, il muscolare americano arriva a un Muirfield tirato a lucido, e le statistiche cambiano: 73 e 76 i sui punteggi, taglio mancato, e solo il 55% dei green centrati nei colpi regolamentari. Il che dimostra che, con i percorsi settati alla vecchia maniera, il golf sa difendersi benissimo da solo dalle aggressioni bombardarole degli swingatori moderni. Quindi finiamola con le polemiche sterili sull’attrezzatura e blablablabla.
  • Quattro europei si sono piazzati nei primi 6 al Memorial Tournament: Rahm, Fitzpatrick, Wallace e Norlander. Un buon segnale in vista della ripresa ufficiale dell’European Tour di giovedì con i tornei dell’UK Swing (tutti live su GolfTv NdR).
  • Quest’anno la media score più alta in un giro finale del Pga Tpur si era registrata a Bay Hill, all’Arnold Plamer Invitational, con 75.06. Al Memorial, le cose sono andate decisamente in maniera più brutale con quasi un colpo in più: 75.9.
  • E veniamo ai colpi di penalità: sono stati 2 quelli inflitti domenica a Rahm al par 3 della 16, in teoria chiuso dallo spagnolo con un birdie grazie e un approccio stellare imbucato dal rough, ma in pratica archiviato con un bogey 4. La penalità è stata assegnata per un movimento della pallina millimetrico e invisibile all’occhio umano al momento dello stance. Naturalmente si sono sollevate mille questioni e polemiche. Morale: nonostante la sterilità del dibattito, è comunque bello tornare a scannarsi su un millimetro in più o in meno dopo un anno orribile come questo. 
  • Domenica, in pieno mood da contestazione per lo stato del campo che era duro come il marmo, Filippone Mickelson ha pattato dal fairway, da 80 yard dalla bandiera. Ha mancato il green. Almeno nel Texas Wedge noi amateur siamo capaci di fare meglio di lui.
  •  A memento: domenica erano 11 anni da che Stewart Cink sconfisse il sessantenne Tom Watson al play off  a Turnberry per il titolo dell’Open Championship. Quel giorno maledetto, Cink ha derubato tutti noi della favola di Babbo Natale. Mai scordarselo.

Comments

1 Comment
  1. posted by
    Marc
    Jul 20, 2020 Reply

    Jon giocatore completo non solo lungo – ma se a causa della penalità avesse perso il torneo gliela avrebbero data ugualmente ?

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