Martin Kaymer: mi chiedo quanto voglio davvero vincere

Si sa: l’unico territorio su cui si può esercitare il controllo non è quello all’esterno, ma è quello dentro noi stessi. Ma lo possiamo fare solo se ci conosciamo nel profondo. Ora: dopo qualche stagione deludente (e una relazione finita a pezzi), Martin Kaymer, all’apparenza un tedesco tutto d’un pezzo ma in verità un romantico fino al midollo, ha deciso di intraprendere questo viaggio nei meandri del proprio animo, convinto che quello che sta scoprendo di se stesso lo potrebbe riportare presto alla vittoria. Ce lo ha raccontato tra un tramonto della Costa Smeralda e uno swing al Pevero Golf, dove ha trascorso un lungo week end:

“Credo fermamente che ognuno di noi abbia qualcosa nel profondo del suo animo in cui è meglio di chiunque altro. E che ognuno di noi abbia il dovere di scoprire questo suo talento innato. Voglio dire, tutti abbiamo un dono: sta a noi scoprirlo e farlo crescere giorno dopo giorno, per diventare veramente grandi”.

E lei è stato appassionato di golf sin da quando era un ragazzo?

“No. Non mi piaceva, era troppo difficile. Ho iniziato intorno ai 14 anni e quando hai quell’età, desideri solamente divertirti con qualcosa che sia facile. Per cui giocavo a pallone e mi dedicavo al golf nei ritagli di tempo. Ma il caso ha voluto che avessi talento per il golf e che quindi diventassi sempre più forte. Ho iniziato a vincere qualche torneo e mi sono reso conto che ero meglio di altri. E poi, piano, piano, mentre crescevo, ho cominciato a scoprire aspetti del golf che mi piacevano e alla fine mi sono innamorato del viaggio che avevo intrapreso. Che non era il viaggio per diventare un professionista, perché all’epoca non ne avevo proprio idea, ma quello per diventare un golfista sempre migliore”.

Credevo che un campione si potesse innamorare del golf solo a prima vista…

“Beh, pensiamo alle relazioni: a volte incontri una donna e hai un colpo di fulmine. Altre volte quella stessa donna non ti piace subito, ma alla lunga diventa la tua migliore amica. Insomma, dipende dalle situazioni. Ecco, la stessa cosa accade col golf”.

E lei in questo momento è innamorato?

“Lo sono stato per molto tempo, ma quella relazione non era possibile per un milione di motivi. Adesso, no, non lo sono e col lavoro che faccio è anche difficile che accada. Sfortunatamente è così in questo momento e mi spiace, perché essere innamorati è bellissimo”.

Allora la domanda è obbligatoria: preferirebbe innamorarsi o vincere il Masters?

“Scelgo l’amore! In fondo il Masters è solo un titolo”.

Sicuro?

“Oh sì! Se non ne avessi vinti di Major, probabilmente sceglierei Augusta, ma siccome conosco già il feeling, preferisco quello che mi dà l’amore. E poi non potrei avere dei figli solo perché indosso la giacca verde”.

Perché no? In fondo Sergio Garcia pare non essersi mai tolto di dosso quella giacca…

“(Ride….) Ma solo perché ha già trovato il suo amore!”

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E’ vero. Allora, vediamo: quali sono le sue qualità, al di là del golf, che potrebbero far innamorare una donna?

“Beh, sono un tipo affidabile. Uno che porta fino in fondo le cose, anche se sono difficili: niente mi può fermare. Nella vita che ognuno di noi conduce, devono essere sempre presenti quattro qualità: disciplina, rispetto, amore e onestà. Queste quattro qualità coprono un ventaglio molto ampio. Ecco: cerco di tenerle sempre a mente”.

E invece che cosa non apprezza di se stesso?

“Che quando si tratta di raggiungere gli obiettivi, sono troppo testardo e faccio sempre tutto di testa mia. Per questo motivo ho difficoltà a cambiare la rotta che intraprendo, o meglio, impiego troppo tempo a farlo quando le cose non vanno come dovrebbero. E in quel mentre, inizio a perdere fiducia, com’è successo nella passata stagione: c’era qualcosa che non girava e ho aspettato troppo a cambiare”.

E che cosa deve cambiare allora per tornare a essere numero 1 nel mondo?

“Non m’interessa tornare numero 1: non è una mia priorità golfistica. Preferirei vincere un torneo come l’Open Championship o il Masters. Ma per riuscirci devo essere più focalizzato sulle cose che sono giuste per me e invece, fino a oggi, troppo spesso mi sono concentrato sui bisogni di chi mi stava intorno, che poi è una delle cose che non amo di me stesso, anche se riconosco che sia un’ottima qualità. Purtroppo qualche volta essere così indebolisce la tua posizione, facendoti dubitare di te stesso. E sì, mi è successo. Quindi non è il mio golf il problema, ma piuttosto è riuscire a cambiare le circostanze intorno a me”.

E come si fa?

“Bisogna prepararsi a cogliere l’occasione e per essere preparati, è necessario prima lavorare duramente e, soprattutto, farlo nella maniera corretta. Se si mettono insieme tutte queste cose, si aumentano le proprie possibilità di vittoria. Personalmente ho avuto qualche possibilità lungo la mia carriera, e le ho usate quasi tutte, perché ero preparato a riconoscere la situazione e a sfruttarla. Quindi, per vincere, prima bisogna crearsi le condizioni”.

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Ma ciò che definisce il vero campione è solo la capacità di crearsi le occasioni e poi di sfruttarle? O è qualcosa di più vasto?

“Alla fine tutto si riduce a un’unica domanda: quanto vuoi davvero vincere? Questa è la chiave. Per quanto riguarda me stesso, ci sono stati dei tornei in cui ero in testa dove però non avevo la giusta motivazione per portare a casa il titolo. Semmai la domanda da farmi è perché avevo quella sensazione e la risposta vale milioni di dollari. Quello che posso dire è che si tratta di un feeling vero, di un sentimento che esiste in tutti noi, solo che magari gli altri non lo raccontano, ma, credetemi, è così che accade: sei in testa al torneo, in fairway alla 14, e all’improvviso ti rendi conto che non ti interessa poi così tanto conquistare il titolo. È difficile da spiegare e neppure io sono riuscito a trovare una motivazione. So solo che qualche ora dopo la voglia di vincere riappare da sola, così, e non sai neppure dove fosse sparita”.

Non trova che sia una debolezza?
“Certo che lo è. Soprattutto in un mondo di atleti come il mio dove nessuno ti dirà realmente come si sente in campo. E soprattutto lo è in un mondo fatto di social media che ti giudica così tanto su tutto ciò che racconti. Ma al di là di questo, so benissimo che prima di ritrovare la voglia di vincere, devo scoprire da dove arriva la voglia di perdere”.

Ma prima mi sa che si deve innamorare di nuovo…

“Devo?”

Secondo me sì….

 

(Da Golf & Turismo, dicembre 2018)

 

 

 

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