Affonda il golf in rosa europeo

Il futuro del Ladies European Tour si tinge di giallo, mentre i conti del circuito in rosa virano sul profondo rosso.

Secondo rumors insistenti, il tour femminile del Vecchio Continente sarebbe in bancarotta, con gli asset che sarebbero passati da un valore di un milione di sterline nel 2015 a poco meno delle 72mila di quest’anno: il risultato è che oggi alle proette mancherebbe la liquidità necessaria per autofinanziarsi.

“In questa situazione complicatissima –riferisce una fonte interna al LET che ha preferito restare anonima – è che se si cerca una quadra, l’unica che si può evincere è che c’è qualcosa che non quadra”.

Un gioco di parole per sottolineare i dubbi che si rincorrono tra uno swing e l’altro circa la figura chiacchieratissima del CEO in carica, tal Ivan Khodabakhsh, che vanta un passato con tanto di scandali annessi nel mondo della World Boxing Series.

“Si dice che il board del tour lo abbia assunto nel 2012, solo perché era meno caro del suo concorrente, però bastava googlarne il nome per scoprire retroscena poco simpatici sul suo conto”, ci racconta la nostra fonte.

I dubbi sulle capacità del CEO non sono scemati nemmeno quando recentemente a tutte le giocatrici del LET è stata recapitata una mail di uno sconosciuto promoter che prometteva un torneo con annesso montepremi stellare, da organizzarsi solo nel caso in cui Khodabakhsh fosse rimasto al suo posto: “Si è trattato di un ricatto vero e proprio –sintetizza la nostra fonte – giunto in un momento in cui le giocatrici avevano un bisogno assoluto di nuovi tornei in cui giocare e guadagnare. La domanda da porsi in questo frangente non è se credere o meno alle promesse della mail, quanto piuttosto chiedersi come mai questo promoter avesse la mailing list di tutte le proette, che guarda caso invece appartiene di diritto solo al CEO del circuito”.

La verità è che, di fronte a un calendario con soli sedici tornei di cui neanche la metà in Europa, da settimane è in atto una guerra senza esclusioni di colpi tra lo stesso CEO e il board del Tour, “ma in tutto questo bailamme non si capisce neppure se Khodabakhsh sia licenziabile”, ci spiega la nostra fonte.

“Giocare sul circuito ormai è come fare del volontariato – rincara una giocatrice che ha preferito restare anonima – come ci si può mantenere se nei primi sette mesi dell’anno ci sono state appena quattro gare? E non dimentichiamoci che tre di queste sono state disputate in Australia, in Cina e in Thailandia e che, per altro, di quest’ultima siamo state avvertite solo un mese prima, quando i costi per i voli erano già saliti alle stelle. In queste condizioni non ha davvero più senso provare a giocare in Europa”.

A sua discolpa, Ivan Khodabakhsh cita un’inimmaginabile “disparità esistente nel mondo del golf professionistico tra gli uomini e le donne”, tanto che se la 100sima della money list femminile non arriva a incassare 11mila euro annui, il numero 100 della Race to Dubai si intasca invece quasi 300mila euro. Ma, sottolineando l’evidente differenza di trattamento, il CEO non s’avvede di essere stato assunto nel 2012 proprio per cercare di colmare questo gap che resiste dalla notte dei tempi di Saint Andrews.

“Dicono che l’origine della mancanza d’interesse verso il nostro circuito sarebbe l’assenza di un’adeguata copertura televisiva dei tornei –racconta la proette – ma non è vero: piuttosto, ci sono parecchi paesi, come per esempio la Svezia, che hanno le dirette tv e anche un mini tour efficiente, ma i cui promoter degli open non vogliono lavorare con Ivan: lui ci ha litigato e non sappiamo neppure per quali misteriosi motivi”.

Dai piani alti del circuito, “manca ogni tipo di comunicazione ufficiale e anche quando esiste, non è necessariamente la verità”, continua la nostra fonte.

Con cieli così foschi all’orizzonte (“Non sappiamo nulla su come proseguirà questa stagione, figuriamoci se possiamo aspettarci qualche anticipazione sul 2018”, ci spiega la proette), le giocatrici del Tour sperano di arrivare a Dubai a dicembre per poter esprimere il loro parere nell’Annual General Meeting: nella passata edizione furono solo le azzurre a sollevare più di qualche dubbio, questa volta magari anche le altre si faranno sentire.

(Da Golf & Turismo, agosto/settembre 2017)

 

Comments

1 Comment
  1. posted by
    Roberta Candus
    Aug 17, 2017 Reply

    …e noi con il golf italiano che ancora non si sa come farà a pagare per l’Open d’Italia un montepremi di 7 milioni e tutto il resto?

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