Al Golf della Montecchia è donne contro uomini

In principio furono Billie Jean King e Bobby Riggs: nel lontano 1973, il loro match, definito “la battaglia dei sessi” e vinto dalla tennista americana, ipnotizzò le 30mila persone presenti sul campo e inchiodò 90 milioni di spettatori davanti allo schermo televisivo.

La morale spicciola che se ne ricavò fu che la guerra tra “marziani” e “venusiane” era solo all’inizio, ma intrigava assai.

Nel golf, in anni più recenti e con una punta decisamente meno aspra di rivendicazione femminista rispetto alla King, ci ha pensato Annika Sorenstam a mostrare al mondo l’eccellenza sportiva delle donne: nel 2003, giocando dai tee bianchi dei campioni, la svedese sfidò i colleghi maschi nel Colonial, uno dei tornei storici del Pga Tour.

A differenza di Billie Jean, però, la Sorenstam non aveva nessuna intenzione di mostrare agli uomini il valore sportivo e atletico delle donne.

Nossignore

Semmai, trent’anni dopo la battaglia dei sessi, in tempi di parità dei diritti e seppure da battitori che non le competevano affatto, la svedese ci teneva soprattutto a lanciare un messaggio universale, sia agli uomini che arrivano da Marte, sia alle donne che invece arrivano da Venere.

Il messaggio era forte e chiaro: è necessario affrontare le proprie paure, se si desidera scoprire quanto forti realmente siamo.

A differenza del tennis e degli altri sport, dunque, il golf ha sempre avuto questo di estremamente peculiare insito nel suo Dna: è una disciplina che, grazie alla sua natura e alle sue regole, non divide, ma semmai unisce.

A livello professionistico, se ne stanno accorgendo anche ai piani alti dei vari circuiti: solo per raccontarvi l’ultima delle notizie in tema, basterà dirvi che un mese fa Laura Davies è stata invitata a partecipare allo Shipco Masters, un evento dello Staysure Tour europeo, in cui ha battagliato dai tee bianchi fino all’ultimo putt con i colleghi maschi del circuito over 50.

Risultato: molti pro le sono stati davanti in classifica, altrettanti le sono stati dietro (e tra questi Josè Maria Olazabal), ma, come ha tenuto a precisare la Signora del Golf, “poco importa lo score. Giocando il torneo, non volevo dimostrare assolutamente niente, se non la mia voglia di divertirmi”.

Et voilà: come Annika prima di lei, con una semplice battuta la campionessa britannica ha perfettamente colto lo spirito del golf, quello stesso spirito che troppo spesso, ormai, tutti noi golfisti neurolabili del weekend abbiamo riposto sotto strati di polvere nei cassetti lucchettati della memoria.

Epperò, in Italia fortunatamente c’è ancora qualcuno che quei cassetti non li ha chiusi, anzi: animato dallo stesso “spirit of the game” della Davies e dall’amore per il gioco di Annika, il Golf della Montecchia sta allestendo sui suoi green un torneo all’insegna di Venere contro Marte.

Il 21 settembre, infatti, si celebrerà in quel di Selvazzano una giornata di golf targata “Women versus Men”: numerose proette di fama internazionale gareggeranno in match play contro altrettanti colleghi blasonati di Tour, per una sfida equa tra i sessi, che dimostri una volta di più come il golf sia una disciplina capace di appassionare e di unire.

Giulia Sergas, Giulia Molinaro, Matteo Manassero, Nino Bertasio e Guido Migliozzi, sono solo alcuni dei nomi degli azzurri che hanno già aderito alla giornata di gara, ma molti altri campioni di fama globale sono attesi per dare ulteriore lustro al parterre di gara.

Ma c’è un particolare in più: al “Women versus Men” della Montecchia, per la prima volta in una competizione mista, le donne giocheranno da Venere e gli uomini da Marte. Tradotto: i pro e le proette finalmente draiveranno da tee diversi, perché l’evento vuole sì essere uno spettacolo sportivo di divertimento e di fair play, ma, contemporaneamente, attraverso il golf e il suo spirito, vuole lanciare un messaggio trasversale anche ai non golfisti, perché, si sa, è nelle differenza che sta la vera ricchezza.

Golf Montecchia
Il Golf della Montecchia

Il golf ce lo insegna: le strategie, le dinamiche e i metodi degli atleti possono e devono essere diversi, ma è la passione quella che unisce tutti sotto lo stesso tetto. E il nostro sport proprio questo ha di straordinario: è la sola disciplina al mondo in cui entrambi i sessi possono gareggiare alla pari grazie all’handicap e grazie ai diversi tee.

Il risultato è che il golf è uno sport che unisce più di altri, che compatta e che cementa le unioni, piuttosto che le divisioni.

In definitiva, è una disciplina condivisibile e, soprattutto, per tutta la famiglia: una disciplina nella quale il nipote può divertirsi a competere col nonno e la moglie con il marito.

Lo sa benissimo il Golf della Montecchia, che con gli ultimi investimenti fatti (uno su tutti, lo spettacolare Performance Center), proprio su questo aspetto sta spingendo forte: il circolo del golf può e deve diventare luogo di incontro e scambio per tutti, per i giocatori, come pure per chi lo swing ancora non lo apprezza.

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Il Performance Center del Golf della Montecchia

Portatori in Italia di questa filosofia innovativa, a Selvazzano lavorano in questa direzione ormai da anni e il “Women versus Men” è un ulteriore sforzo lungo questa strada.

La giornata del 21 settembre, infatti, sarà dedicata certamente ai grandi nomi professionistici, ma, in parallelo, ci sarà spazio anche per gli amateur, con la pro-am della mattina e con la sfida del pomeriggio a loro dedicata, sempre nel solco classico dei “maschi contro femmine”.

Ce ne sarà insomma davvero per tutti, anche per chi dello swing è poco curioso, ma magari ama ballare: alle 20, infatti, alla fine delle ostilità in campo, l’invito è a dimenarsi in pista sulle note del Dj set organizzato dallo staff della Montecchia. Perché il golf, è il messaggio che arriva da quei green, è davvero per tutti. Uomini o donne, poco importa: l’importante è che lo si giochi insieme, ma magari da tee diversi.

 

 

 

 

 

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