Alex Noren, ho imparato a ridimensionare il golf

Nessun dettaglio è mai abbastanza piccolo e nessun dettaglio non è mai abbastanza grande da non poter segnare una differenza.

Prendete Alex Noren, lo svedese dal power fade dal tee che quest’anno ha sbriciolato il percorso di Wentworth, andando a vincere (ahinoi) il BMW Pga Championship chiudendo la porta in faccia al nostro Francesco Molinari con un 62 finale.

Ecco: prendete il biondo Alex il cui gioco corto è dolce come un soufflé. Ebbene, lo svedese non lascia davvero nulla al caso e infatti gira per il mondo con ben cinque wedges in sacca, dal 47°, passando per un 52° e un 56°, fino alla coppia dei due 60° con bounce differenti, buoni per ogni tipo di terreno: “Questo è un gioco tosto –racconta Noren mentre è impegnato a Crans nella prova del percorso – un gioco che a ogni colpo ha decine di opzioni. E noi ovviamente dobbiamo essere preparati a ogni eventualità”.

Eppure anche un campione come lei avrà delle “eventualità” che ama meno…

“A essere sincero, non amo giocare nel vento da destra a sinistra. Per me che colpisco con un fade pronunciato, in quella situazione diventa complicato decidere che ferro tirare. Può essere uno solo in più, o magari due. Sto certamente migliorando, ma quella per me resta ancora una scelta assai delicata da affrontare in campo”.

Cos’altro vorrebbe migliorare del suo golf?

“Mah… Ho un putt molto solido e ho segnato enormi progressi da tee a green, per cui direi che è la parte del gioco corto che adesso richiede il maggior impegno da parte mia”.

 Ma come? Lei non è già un mago intorno ai green?

“Grazie (ride NdR)! Ma in questo sport non si può mai dormire sugli allori, piuttosto bisogna continuare a lavorare, anche sui propri punti di forza, per renderli imbattibili”.

Anche per questo motivo ha deciso di impegnarsi su due circuiti, quello europeo e quello americano?

“Sì. La prossima stagione desidero concentrarmi moltissimo sui WGC e sui Major, per cui giocherò solo i tornei che sento possano aiutarmi a segnare dei passi in avanti nel mio golf. Negli Stati Uniti sono molti i percorsi preparati come quelli dei tornei del Grande Slam. Quindi, fondamentalmente, si tratta di come sono settati i campi: ogni percorso offre una possibilità per migliorare. Faccio un esempio che pare strano: le 18 buche di Crans, per come sono preparate per l’Omega European Masters di settembre, ricordano un campo da US Open, con i green duri e tantissimi rimbalzi da controllare”.

Uno dei progressi più evidenti che ha marcato nel corso della carriera è stato l’atteggiamento in campo: inizialmente pareva molto nervoso, oggi è un vero svedese…

“E’ vero. Sono più calmo e se lo sono è dovuto a un mix tra il gioco che è decisamente migliorato e la maggior fiducia che nutro nei miei confronti. E poi c’è un altro fattore fondamentale…”

Quale?

“Mia figlia. I figli fanno la differenza. Prima della nascita di Iris pensavo solo al golf. E quando qualcosa per te è troppo importante, finisce che diventa ingombrante e allora ti rende nervoso, soprattutto quando le cose non vanno esattamente come desideri. Ma poi un anno e mezzo fa è arrivata lei, che oggi per me è la cosa più importante al mondo. Non dico che il golf non lo sia, per carità, ma l’essere padre mi ha insegnato a dare il giusto valore alle cose. In una parola, a ridimensionare”.

Insomma, il golf non è più una priorità…

“Ovvio che amo tantissimo giocare, ma oggi al primo posto per me c’è la mia famiglia. E di solito questo non accade se sei single o magari anche solo se hai una ragazza: prima, mi allenavo troppo, giocavo troppo e dopo un po’ ero mentalmente stanco e golfisticamente stressato. Adesso, invece, quando arrivo ai tornei mi sento molto più fresco”.

Quindi è un uomo più equilibrato di un tempo…

“Lo sono. Cerco un equilibrio ogni giorno e non è facile, certamente, soprattutto col tipo di lavoro che faccio, ma il mio obiettivo numero 1 è essere un buon “daddy”, un buon papà per mia figlia”.

E allora, visto che siamo in tema familiare, non posso fare a meno di chiederle com’è stato il suo recentissimo matrimonio (si è sposato a inizio settembre)…

“Beh, è stato più emozionante di come mi aspettavo, anche se abbiamo già una bambina e anche se abbiamo dovuto aspettare per la luna di miele, visto che la settimana dopo ero atteso a Crans per il torneo. Abbiamo trascorso una giornata speciale con gli amici e qualche golfista e, anche se in genere la festa e quelle cose lì piacciono di più alle donne, è stato super anche per me”.

E’stato a Milano per l’Open. Lo sa vero che gli italiani non le perdonano il 62 finale di Wentworth contro Molinari?

(Ride) “Lo so, ma che posso farci? Quello è stato un grandissimo giro!”

Eh sì, lo è stato, dannazione.

(da Golf & Turismo, ottobre 2017)

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