The Bogey Blonde goes to Stoccarda (in tutù)

Ok, adesso vi svelerò un segreto: il mio idolo assoluto è Philip Roth, un tipo strambo che ha preso tutte le sue perversioni e ne ha fatto un’arte.

Io, per esempio, è da una vita che sogno di intervistare qualcuno d’importante indossando un vestitino di tulle, per poi finire a vincere il Pulitizer: della serie, quando la divina stupidità confina con la grazia. Lo sosteneva pure Carmelo Bene.

Vedete: il tulle ha quel fruscio, quel gionfiore, quell’aspetto da sognatrice ingenua che riesce immediatamente a donare a chi lo indossa quel giusto tocco di Carrie Bradshaw in caccia di Mr.Big, per intenderci, unitamente a una soavità di movimento e grazia che generalmente non m’appartengono proprio.

Io mi ci maschero dietro il tulle: ci nascondo quello spirito da camionista zotico che mi accompagna quando mi distraggo nei miei pensieri superficiali e imbecilli.

Insomma: se prima delle sue battaglie, Superman si cala il mantello rosso, beh, a me piace indossare un non so che di tulle. E allora?

Ora: c’è qualcosa di più intrigante di vestirsi di tulle mentre si sta per partire alla volta di Stoccarda per incontrare e intervistare Bob Vokey, l’uomo che con la Titleist ha cambiato la vita di tutti noi approcciatori neurolabili? Un uomo che ogni giorno lotta da anni al nostro fianco per permetterci di  non cedere al lato oscuro del sand iron e di allontanare per sempre lo spettro del socket dalle nostre mani e dalle nostre menti?

No. It’s a dream came true.

A dire il vero, sono anni che tengo nel cassetto questo look da “Romance is born”, ma non ho mai potuto sfoggiarlo in occasioni professionali, dal momento che le interviste che mi tocca sorbire avvengono per lo più lungo il campo da golf, e magari in mezzo al fango o al freddo, sotto acquazzoni scroscianti. E poi per anni mi sono detta: se gli altri colleghi si vestono così, in jeans e giaccone, toccherà che lo faccia pure io.

Beh, chissenfrega: stavolta non accadrà. Nossignore. Stavolta la moda non la seguo, la moda faccio io. Al costo di rischiare, raffreddore, geloni e vesciche (il tacco 12 che può accompagnare solo è un YSL, ovvioh).

Vento, pioggia, neve, burrasca e freddo, me ne frego altamente: The Bogey Blonde se ne va in tulle e tacco a spillo a Stoccarda. Perché non serve un’arma per diventare un eroe: se a Superman bastava il mantello, a me sarà sufficiente un abituccio romantico di tulle a fiorellini per portare a casa articolo, intervista e, se mi dice culo, pure il Pulitzer.

Dopo tutto, è sempre preferibile salire sul bus del Favoloso, che perdere tempo a pianificare il look del “come si confà”. Perché, raga, come sosteneva Carrie Bradshaw, il segreto della vita è “vivi veloce, ama duro e soprattutto, non scordarti mai il tutù a casa”.

Stoccarda, arrivoooooh

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