Campi più lunghi? No, solo fairway diversi: parola di archistar

A furia di vedere Bryson DeChambeau (e non solo) sbombardeggiare i campi del Pga Tour, si è creata una vasta fetta di opinione pubblica secondo la quale il futuro del golf deve necessariamente passare attraverso due strade: o l’utilizzo di una pallina che voli un minor numero di yards, con la conseguente delusione di milioni di golfisti del weekend che vedrebbero i propri drive superare di poco i 150 metri, o la creazione di percorsi più lunghi, con l’immediato rialzo dei costi di manutenzione a scoraggiare i possibili nuovi investitori.

Ma, fortunatamente, c’è anche chi la pensa diversamente: parliamo dei golf designers.

Tra questi, Beatrice Franceschi, toscana doc laureata all’Università Agraria di Pisa in “Progettazione e Pianificazione del Verde Urbano e del Paesaggio”, è una dei giovani emergenti: un passato alla Nicklaus Design in Ohio e al Dellanzo Group a Londra, negli ultimi tempi si è dedicata alla creazione in Oman del Ghala Golf Club, 18 buche cesellate a Muscat in pieno desert style e subito inserite tra le più affascinanti del Medio Oriente.

Beatrice Franceschi

“Da sempre –racconta Beatrice- elaboro design che si approcciano alle caratteristiche del mondo moderno: non solo ai giovani, ma anche alla velocità dei tempi. E in questo senso le mie idee a volte possono sembrare futuristiche, ma sta a me intuire in quale direzione andrà il golf”.

E infatti le chiedo: dove sta andando il nostro sport?

“Sicuramente verso un gioco di potenza devastante, che sta facendo perdere il valore dei bunker, del rough e degli ostacoli in generale. Però la potenza non è tutto nel golf”.

E quindi?

“Ho imparato una lezione importante da Nicklaus: secondo Jack, il giocatore dal tee deve sempre vedere il green, ma deve anche vedere tutta una serie di ostacoli che hanno lo scopo di confondergli la mente. Ora: siccome molti di questi ostacoli ormai sono superati dalla violenza degli swing, bisogna inventarne di nuovi”.

E come, mi scusi?

“Ridisegnando il terreno e cambiando la morfologia dei fairway: non servono campi nuovi e più lunghi, ma semmai qualche restyling di quelli già esistenti”.

Si spieghi meglio…“Bisogna immaginare qualcosa che dal tee crei la necessità di una nuova strategia di gioco: c’è bisogno di essere originali, di pensare fuori dagli schemi e dai cliché cui siamo abituati. Il golf deve diventare moderno anche a livello di architettura se vogliamo immaginarlo da qui a 100 anni”.

E quindi?

“Le faccio un esempio che mi è venuto in mente qualche giorno fa: ho disegnato una buca in cui il fairway sia su due livelli diversi, uno più basso e uno molto più alto, e in cui intorno alla landing zone del drive ci sia un muro”.

Un muro?

“Sì: può essere di mattoni ed erba, ma anche di alluminio. Sarebbe molto moderno. Ecco: il giocatore non deve riuscire a volare con facilità col teeshot oltre il muro verso il fairway più alto, se non prendendosi rischi enormi. Quindi è costretto a ragionare dal tee per tenersi abbastanza lontano dall’ostacolo per poi avere la possibilità di tirare al green con il secondo colpo: in questo modo la potenza col drive conta relativamente”.

Ghala Golf Club

Altre idee?

“Certo, ma sempre partendo dal tee. Ripeto: bisogna confondere il giocatore. In questo senso, immagino curve del fairway molto meno morbide di quelle cui siamo abituati, quasi geometriche. So che tutto questo suona come una follia, ma bisogna cambiare e per farlo non ci vogliono campi nuovi, ma solo coraggio: è necessario ripianificare il verde che già abbiamo, esattamente come andrebbe fatto nelle città”.

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