Chi si deve svegliare? Il golf o i golfisti?

In una società flessibile, veloce e in concorrenza come quella odierna, essere se stessi non è più cosa così ovvia, perché diventa necessario rigenerarsi di continuo, adeguarsi alle circostanze, mantenersi all’altezza e costruirsi di continuo.

Deve evidentemente essere uno dei seguaci di questa filosofia Keith Pelley, l’attuale Ceo dell’European Tour, l’uomo di marketing chiamato l’anno scorso a rivoluzionare il circuito continentale.

Fedele a uno sport rapido, violento e cattivo com’è l’hockey su ghiaccio dal quale proviene, Pelley desidera trasmettere quest’attitudine aggressiva al golf europeo. “Il golf si deve svegliare” ha recentemente dichiarato il buon Keith: per farlo, secondo lui, il nostro sport deve inventarsi qualcosa di nuovo.

Tradotto: deve inventarsi qualcosa che funzioni in televisione, dove mai come oggi il golf appare lento, monotono e, in una parola, soporifero.

Pelley ha dunque ufficialmente aperto la caccia a un moderno format golfistico appetibile per il piccolo schermo: è nata così l’idea di rivoluzionare la formula di gara del Perth International, torneo in calendario in questa settimana. In quest’occasione, nell’ultima giornata, i primi 24 giocatori in classifica si sfideranno attraverso dei match play da disputarsi su sole 6 buche. In caso di play off, il vincitore sarà deciso con un nearest to the pin in un par 3. Alla fine della giornata, chi sarà sopravvissuto a tutti i match sarà colui il quale si aggiudicherà l’assegno per il primo posto in classifica.

Ora: per dirla alla Pelley, io credo che se c’è qualcosa che si “deve svegliare”, ecco credo che quella cosa non debba essere il golf.

Voglio dire: il golf è talmente grande che si può benissimo sollevare dalla necessità di dare un significato e un valore alla sua esistenza. Piuttosto deve continuare a essere se stesso in ogni momento e circostanza.

Inventarsi una formula di gara ibrida, dove oltretutto la brevità del match play su sei buche ricorda più una roulette russa che una prestazione sportiva vera e propria, a me pare una… “Corazzata Potemkin”. Voglio dire: sarebbe come nell’atletica far vincere i 200 metri a chi stacca per primo dai blocchi di partenza. Un nonsense.

Per carità, nel tempo anche il calcio e il tennis hanno modificato il proprio regolamento introducendo i rigori dopo il 90° e il tie break, ma entrambe queste soluzioni avevano senso, perché senza di esse, la parità del risultato sarebbe potuta restare sospesa all’infinito.

Nel caso della rivoluzione di Pelley, invece, inseguendo qualcosa di avvincente televisivamente, si rischia di snaturare il Dna del gioco. Ma non solo: si rischia anche di appiattire verso il basso il golf divino dei pro, di renderlo cioè simile alle sfide da birretta che si vedono nelle nostre club house.

Ora: io non credo che a quel livello il golf si meriti questo. Piuttosto credo che più che il golf, il Ceo dovrebbe pensare a svegliare i suoi giocatori, perché 18 buche in 5 ore in due, quelle sì che sono televisivamente soporifere.

 

 

Comments

1 Comment
  1. posted by
    Pierluigi
    Feb 15, 2017 Reply

    Non so perché nessuno fa niente contro il gioco lento. Rimane il fatto che se uno è in testa alla domenica con tre colpi di vantaggio, il secondo cerca di difendere il secondo posto, e le ultime buche sono di una noia mortale. Così almeno fino alla fine sei incollato alla televisione. Se poi è pure divertente e consono allo spirit of the game si vedrà!

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