Come le proette si riparano dagli haters online

I social dovrebbero essere questo: un enorme contenitore per un grande, allegro cazzeggio. E invece, chissà perché, giorno dopo giorno, follower dopo follower, Facebook, Instagram e Twitter stanno diventando un confuso campo di battaglia in cui bande armate di odiatori da tastiera distribuiscono atomi di male su qualsivoglia profilo.

Nell’odio polverizzato in 140 caratteri si sono imbattute le star, le modelle, molti di noi, e adesso sta capitando anche alle proette: ne sa qualcosa Lexi Thompson, regina indiscussa del green a stelle e strisce dell’LPGA Tour, che ha deciso di non aprire più i suoi account social dopo essere stata travolta da un mare di cattiveria per aver giocato a golf con Donald Trump.

Lexi Thompson

Ne sa qualcosa la biondissima scozzese Carly Booth, fisico da playmate e swing da campionessa, che, per aver firmato un contratto di sponsorizzazione con un’organizzazione sportiva dell’Arabia Saudita, si è vista invadere i suoi profili pubblici da un incontrollabile sciame d’odio internettiano.

Carly Booth

Ne sa qualcosa l’ex numero 1 del mondo, la giovanissima neozelandese Lydia Ko, che ogni giorno ha a che fare online con qualcuno che l’accusa di essere anoressica.

Morale: il fenomeno degli haters, o degli odiatori, nasce e prolifica coi social media e si sta spostando velocemente anche ai profili dei campioni di golf (Tiger Woods o Patrick Reed ne sanno qualcosa).

Ora: se in passato pochi, anzi pochissimi, potevano esprimere la propria opinione, oggi, sulla rete, ognuno può dire la sua. E in questo frainteso guazzabuglio chiamato libertà di espressione, assistiamo a fenomeni sgradevolissimi, come quelli degli odianti di turno che entrano nei tuoi canali solo per il gusto di far casino, restando per giunta assolutamente impuniti.

Che fare? Ho chiesto in giro, a chi di professione lavora sul web ogni giorno. La risposta è stata una sola: ignorare. Anche se spesso le parole cattive che leggiamo pesano come macigni sulla nostra psiche e soprattutto su quella dei giovanissimi.

Solo una forte autostima regala quella giusta consapevolezza che ci aiuta a proteggerci da persone, cose ed eventi negativi: difficile averla già sviluppata a vent’anni.

Più facile averla alla mia età, ma, nonostante l’esperienza, nonostante le spalle larghe, almeno su questo tema non posso essere d’accordo con quel genio di Amelie Nothomb quando scrive: “adoro le cose che non capirò mai”. Perché, ve lo giuro, io questi haters, questi personaggi bislacchi che perdono tempo ed energia a riempirti pubblicamente di insulti, non li capirò mai. Semmai capisco due sole cose: la prima, che internet non è il male assoluto, ma solo lo specchio della nostra crisi; la seconda, (che poi è l’unico lato positivo della questione), che quando inizi ad avere degli odiatori alle calcagna, allora significa che stai avendo successo. Tiè.

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