Del perchè il liceo classico avrebbe fatto bene a Koepka

Adesso vi svelerò un segreto che potrebbe far storcere il naso a moltissimi di voi, e per questo lo farò ma non senza prima aver messo le mani avanti.

Ordunque: in caso di donne poco tolleranti come la me medesima, prima di scomodarvi a chiamare avvocati o citarmi in giudizio, sappiate che la penso come la Atwood. Penso che le donne siano esseri umani –con tutta la gamma di comportamenti di sante e demoni e persino da criminali che ciò implica- e mica angeli incapaci di sbagliare. Se lo fossimo, non servirebbero leggi e tribunali.

Bene, detto questo, mi consegno alla vostra gogna mediatica con lo svelamento del segreto: a me Brooks Koepka non piace proprio.  

Sarà per quell’andatura sgraziata da King Kong; sarà per quel velo di tristezza che gli attraversa il viso, di fretta, come una nuvola distratta che passa davanti al sole prima di andarsene altrove; sarà per l’assoluta mancanza di grazia che mette nel suo swing da T-Rex affamato; sarà per la mancanza assoluta di un qualsivoglia sorriso che gli illumini quel sempiterno sguardo  impostato sulla modalità serial killer; sarà quel che sarà ma, nonostante i risultati e gli score e le statistiche e le classifiche siano lì davanti ai miei occhi a suggerirmi che sono dinnanzi a un grandissimo campione, a me Brooks continua a non emozionare.

È che per me e la mia mente contorta certi colpi di golf sono e devono restare un prodotto d’arte e come tali valgono più del risultato finale. E, nonostante mi sforzi, non riesco a intravedere un briciolo di arte in quelle sue smazzate che sradicano il terreno e che se la viaggiano più dritte di un righello e più lunghe di un’attesa alla stazione.

Non ce la faccio, davvero.

E forse sarà anche per certe sue dichiarazioni che avrebbero infastidito anche tipini fini come Eschilo o Sofocle o Dante, gente che sul concetto di “hybris”, di tracotanza, ha costruito carriere letterarie eterne: ecco, non mi vanno giù certe sue parole così presuntuose da farlo apparire come qualcuno con una mente estremamente piena, ma per lo più di se stesso.

Era convinto e straconvinto, il Brooks, di riuscire a vincere il suo 3° US Open, e per tutta la settimana di Pebble Beach non ha fatto altro che ripeterlo. E a rileggere oggi certe dichiarazioni, oggi mi verrebbe voglia di abbracciarlo e sussurrargli: “Cocco, ma la vita, Sofocle, Eschilo, Dante non ti hanno insegnato che non devi dire che li hai fregati, finché non li hai fregati per davvero?”.

Voglio dire: il liceo classico a questo serve. E, credetemi, a volte -poche per la verità- serve più di un grande swing.

Comments

2 Comments
  1. posted by
    Mike
    Jun 18, 2019 Reply

    Ok per ora è il suo momento, ma ci ricordiamo di Stenson di qualche anno fa, sembrava dominare là palla come nessuno, ma ora così non è!!
    passerà anche per Bruce questo magic moment
    L’unico che smuove sentimenti anche quando non gioca al massimo resta sempre il mitico Tiger

  2. posted by
    Cesare Vitali
    Jun 18, 2019 Reply

    Cara Bionda, a parte che nemmeno io amo l’uomo, ma d’altra parte sono io sbagliato per la moltitudine di neurogolfisti e compagnia bella, visto che non i piace particolarmente nemmeno Tiger (non ho detto che non lo ammiro come sportivo, sia ben chiaro)., non credo che serva il Liceo per conoscere un po’ di cultura, basta leggere, possibilmente senza limiti preconcetti sui generi e gli argomenti, senza limitarsi alla gazzetta rosa e altri giornali, ove la cultura è sempre più distante… Ma è un’altro discorso.
    Io poi vengo da un ITI, ma se mi dovevo limitare all’insegnamento scolastico, lasciamo perdere…
    Forse mi sarebbe interessato scontrarmi con il latino, ma visto i risultati con l’inglese, forse è meglio cosi… Risultati più altalenanti che con il golf!!!
    Mi mancano i bei tempi di un Ernie Els, di un Luke Donald, di un Vijay (e altri) al top, forse meno appassionanti come emozioni, ma dei personaggi sicuramente più educati e con swing deliziosi… Che mi hanno fatto appassionare al golf…

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