Edoardo Molinari: il tweet che fa tremare il golf

Ci sono cose che non smetteresti mai di guardare. Cose che catturano il tuo sguardo e non lo lasciano andare. Nella maggior parte dei casi solo molto dopo intuisci il perché di tanta fascinazione; in altri, più rari, il perché dell’attrazione è davanti ai tuoi occhi: è che si tratta indiscutibilmente di cose assai interessanti.

Per dire: recentemente, un tweet di Edoardo Molinari ha ottenuto oltre due milioni e mezzo di visualizzazioni online. Tanta roba.

Il motivo? Semplice: per la prima volta nella storia del golf, è accaduto che un giocatore -l’azzurro, per l’appunto- abbia fatto nomi e cognomi dei colleghi più lenti e più multati sui vari Tour mondiali.

Edoardo Molinari

Il tweet, oltre ad avere indiscutibilmente un che di voyeuristico, è andato a toccare una nota dolente del golf moderno, una piaga nella quale, poco importa se si sia amateur o pro, campioni o schiappe, siamo tutti invischiati sin dal tee della prima buca.

“Il tweet –racconta Edoardo Molinari- è nato dopo che in Marocco abbiamo impiegato cinque ore e mezza per concludere 18 buche. Il sabato del torneo ero nel teetime dietro a Paul Dunne, uno che è famoso per la sua lentezza, e che a Rabat era cronometrato dai giudici già dopo quattro buche: un record. Alla fine del giro sono andato dal direttore della gara e gli ho chiesto la lista dei giocatori più lenti in modo da pubblicarla e così ho fatto. Da lì è scoppiata la bomba mediatica”.

Perché, a suo avviso, il tweet ha avuto così successo online?“Perché è indiscutibile che il golf, e non solo sul Tour, abbia un grande problema e che non lo stia affrontando. Noi, però, in quanto professionisti, abbiamo una responsabilità maggiore nei confronti del gioco: dobbiamo dare l’esempio a tutti gli altri, soprattutto ai ragazzini, ma che esempio diamo se impieghiamo cinque ore e mezza per chiudere 18 buche come in Marocco? Questa è la vera domanda che dovremmo iniziare a porci”.

E invece?“E invece succede che con l’attuale sistema in vigore sull’European o sul Pga Tour il problema della lentezza non possa essere risolto: fin quando giocatori che magari guadagnano due milioni di euro l’anno saranno solo multati di 3.000 sterline e non penalizzati con i colpi veri e propri, le cose non cambieranno”.

Ma perché i giudici non infliggono i colpi di penalità come sarebbe invece corretto fare?“Perché prima di arrivare a quel punto, ci sono tre stadi attraverso i quali si deve passare. Il primo: si avverte il giocatore che ha perso distanza. Il secondo: se la distanza non è stata recuperata, si dice al giocatore che è stato posto on the clock, cioè che è cronometrato. Il terzo: se non cambia nulla, il giocatore si prende un bad time, che si traduce nella famosa multa in denaro. Solo molto dopo, quando in sostanza sono già passate almeno sei o sette buche di ritardo, vengono eventualmente inflitti i colpi di penalità. Ma nessun pro è così stupido di arrivare fino a quel punto, fermo restando però che nel frattempo in campo si è già creata la coda manco fossimo in tangenziale”.

Quindi, secondo lei, quale sarebbe la soluzione?“Si tratta di un problema complesso, di non facile soluzione, perché scorre su una linea molto sottile. A mio avviso, con il sistema attuale i giocatori più lenti non sono penalizzati veramente. Quando vengono multati iniziano sì ad accelerare, ma a quel punto il ritardo in campo si è già creato. Dunque bisognerebbe arrivare ad assegnare i colpi di penalità decisamente prima del quarto stadio come invece è previsto dalle regole”.

Le reazioni al tweet da parte dei dilettanti sono state di elogio. E invece i suoi colleghi del circuito cosa le hanno detto?“Sono stati tutti super positivi, anzi, mi hanno assicurato che in questo mese mi daranno una mano a stanare i più lenti”.

In che senso? “In questo mese di giugno, come promesso, pubblico un altro tweet con la lista aggiornata dei giocatori multati. E vado avanti così, fino a che le cose non miglioreranno”.

E in tutto questo, suo fratello Francesco come l’ha presa?“Mi ha detto che ho fatto bene. Anche perché negli Stati Uniti, dove per lo più gioca lui, il problema dei tempi lunghi è ancora più grave rispetto all’Europa”.

Una domanda però sorge spontanea: in questo scenario di estrema lentezza, sponsor e tv non si lamentano?“In verità, assolutamente no. Agli sponsor cambia poco, in effetti, mentre le televisioni, se hanno una programmazione importante in seguito al torneo, ci chiedono di anticipare i teetime della giornata. Un esempio? Nella domenica del British Masters, si chiudeva la Premiere League in Inghilterra e per questo motivo Sky UK ci ha chiesto di giocare presto, dal doppio tee e in flight di tre giocatori. E così abbiamo fatto, rientrando nei tempi previsti”.

Nel frattempo, però, lei è stato velocissimo a lanciare la sua Academy al Royal Park i Roveri….“Già. Si tratta della Edoardo Molinari Golf Academy: a disposizione dei clienti, ci sono quattro pro, un osteopata, un biomeccanico e due preparatori atletici che, con il supporto dei Trackman e quant’altro, sono di grande aiuto per il miglioramento tecnico e fisico del giocatore. Ma non solo: oltre a loro, abbiamo a disposizione anche delle baby sitter a cui lasciare in tutta tranquillità i bambini dalle 10 alle 18. È una bellissima realtà, nella quale Benedetto Pastore è il supervisore ed io il sovraintendente. Per quanto mi riguarda, mi occupo in persona della squadra agonistica del club e delle giornate con gli sponsor”.

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