Felicità è guardare la buca con un occhio diverso

Mentre viaggiavo da Genova a Maranello, ingarellata in autostrada verso il Golf Modena sulla prospettiva di giocare da lì a poco i Cayman Matches dei centri Porsche di Bologna, Mantova e Modena, non potevo fare a meno di chiedermi se, in un mondo assolutamente imperfetto, possa esistere il giorno golfistico perfetto. Un giorno in cui non ci si preoccupi del rough, della tenuta dello swing, delle provvisorie, o dello score. Un giorno in cui la testa non si soffermi sui bunker di destra e sui boschi di sinistra, ma si concentri invece su quel paradiso in terra che si chiama “putt in buca”.

Mi chiedevo tutto questo, preoccupata del fatto che al Golf Modena non avevo mai giocato. E che il campo non lo conoscevo. E che, insomma, puoi avere tutti i gps e gli slope del mondo a portata di mano, ma se non sai dove tirare e, soprattutto, cosa aspettarti dall’altra parte del dogleg, beh, la giornata golfistica si preannuncia quanto meno faticosa.

Ecco, mi preoccupavo di tutto questo quando, all’improvviso, ho realizzato che nella vita tutto diventa difficile se ti aspetti che ogni cosa sarà indolore. Ma che, al contrario, se riesci ad accogliere le salite e gli imprevisti, le previsioni meteo diventano piene di sole.

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E così è stato: la giornata dei Cayman Matches della Porsche è stata una scoperta sotto ogni punto di vista: innanzi tutto, la formula di gara (6 buche stableford di qualifica, per poi accedere a un tabellone di match play di 3 buche ciascuno); quindi il percorso di Modena (spettacolare!); poi le amicizie nuove e ritrovate (Francesca e Silvia, è stato super giocare con voi, oltre che con “Giuseppe” Gianluca Dissette e Matteo Mazzoli); e infine, la lezione di putt di Luca Salvetti.

Ed è stato lì, sul green della quinta buca, in compagnia di questo pro dalle mille qualità umane e professionali, che mi si è aperto un nuovo orizzonte, golfistico e personale.

“All’address –mi ha suggerito Luca – osserva il retro della palla con l’occhio sinistro, non con quello destro come fai tu. In questo modo, le tue linee del corpo andranno a posto da sole. Insomma, Isabella: cambia il tuo modo di guardare la palla”.

Booom! Buca, buca, quasi, buca.

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E allora ho capito. Ho capito che la felicità non sta tanto nel cambiare vita, ma nel modo in cui si guarda a quella stessa vita. È sempre e solo una questione di prospettiva: nel golf, come nell’esistenza di tutti i giorni.

Non è necessario cambiare vestiti, borse, fidanzato o addirittura se stessi. Basta cambiare la visuale sulle cose. Vedere il bicchiere mezzo pieno, quando è mezzo vuoto. Vedere una gara di golf come una gioia e non come una fatica. Vedere la buca enorme, quando è solo di 10 centimetri.

Insomma, il più grande viaggio che puoi affrontare non è andare da qualche parte, ma vedere lo stesso posto con occhi diversi. Non è importante quante ore ti allontani, quanti fusi orari affronti o la distanza che metti tra l’adesso e il prima, perché tanto alla fine ti imbatterai sempre in te stesso e nella tua testa. Ciò che conta è avere una prospettiva diversa sulle quelle stesse cose che hai sempre avuto di fronte: se ce la farai, il paradiso in terra può davvero diventare un posto chiamato “putt in buca”.

 

 

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