Fa discutere la decisione di Giordanello Spiethato di accorciare finalmente la propria routine di gioco eliminando di fatto gran parte degli interminabili monologhi tecnici e tattici che intratteneva col suo caddie prima e dopo ogni colpo.

Già finito sotto il cronometro degli arbitri in più occasioni nel corso di quest’anno poco brillante, Spieth ha deciso per un classico “più fatti, meno chiacchiere”, ricordandosi finalmente che il golf è un gioco che si gioca bene solo quando si riesce a trovare sollievo dai propri pensieri. Quando si spegne quel fastidioso vociare mentale che ognuno di noi si porta appresso nello zaino delle proprie paure manco fosse un imprescindibile quindicesimo bastone.

Insomma, la questione è che a qualsiasi livello, anche sul campo da golf, tra uno swing e l’altro, ci vuole una Brexit: non per andarsene dall’Europa, ovviamente, ma da tutto il resto. Bisognerebbe cioè essere capaci di mettere una crocetta decisa per il sì alla domanda “vuoi rilassarti, finalmente?”, invece di continuare a rimestare il cucchiaione nella minestra dei nostri “dovrei, avrei dovuto, potrei, avrei potuto”.

Il golf è un gioco che si gioca mirando e tirando, senza dare al tempo il tempo di sostituire le nostre illusioni con le nostre angosce.

Negli ultimi mesi, invece, il gioco di Giordanello pareva essere diventato un rullo, un flusso continuo ed esagerato di informazioni nel quale le scelte anche più banali erano diventate affari di stato.

Costantemente a caccia di un efficientismo esagerato, lo Spiethato pareva aver perso il suo tocco vellutato: come un fiocco di neve, scompariva nei lunghi secondi di chiacchiere nei quali l’americano decideva cosa farne insieme al suo caddie.

Adesso, finalmente, la saggia decisione. Meno bisogno di controllo. Meno aspettative. Più fluidità. E la consapevolezza che il golf è pur sempre quella cosa nella quale il voler troppo fortemente centrare un obiettivo, è il modo più sicuro di rovinare il proprio score.