Il golf cresce ma la Brexit incombe…

Con i primi caldi che si registrano nei weekend, la stagione golfistica 2019 sta iniziando a entrare nel vivo e i primi dati che si registrano sono davvero incoraggianti per quanto riguarda l’affluenza al gioco, mentre lasciano qualche perplessità circa il torneo più importante dell’anno: l’Open Championship al Royal Portrush, in Irlanda.

Ma andiamo con ordine: secondo i risultati scaturiti da una ricerca condotta da GolfShake, gennaio 2019 ha visto crescere del 2,8% il numero dei rounds giocati negli Stati Uniti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Sarà stato il clima più mite, sarà un maggiore interesse, sarà il ritorno di Tiger ad altissimi livelli, o sarà quel che sarà, ma per la prima volta dopo stagioni di stagnazione il golf sembra rivedere qualche numero positivo nelle sue percentuali più importanti.

Un’inversione d tendenza, questa, che pare trovare riscontro anche nei dati di molti paesi europei, nei quali, dopo un periodo di lieve contrazione registrato tra il 2012 e il 2016, si inizia a intravedere di nuovo un significativo trend di crescita sia per quanto riguarda il numero dei praticanti, sia per ciò che concerne il numero di percorsi.

Tutto bene, o quasi, dunque in Europa, se non fosse per la Brexit che –pare strano a dirsi- pare colpire duro anche nel golf.

Sul green, i primi a poterne fare le spese sembrano essere gli organizzatori del prossimo Open Championship che si terrà dal 18 luglio a Royal Portrush, nell’Irlanda del Nord, dove il major torna per la prima volta dal 1951.

In caso il Leave fosse confermato il 29 marzo prossimo, quelle che oggi sono le serie preoccupazioni di Martin Slumber, CEO del Royal and Ancient, vero e proprio organizzatore del torneo, diventerebbero subito crude realtà, con oltre 2.000 container e camion costretti a munirsi in tutta fretta della documentazione necessaria per passare quello che diventerebbe a tutti gli effetti un vero e proprio confine europeo.

Vista la confusione che regna sovrana sul tema e, visti i tempi che iniziano davvero a stringere, il grido di allarme di Slumber ha tutte le ragioni di essere ascoltato.

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