Il golf? Troppo difficile per l’era Iphone

Dicono i saggi del green che ogni colpo che affrontiamo in campo porta con sé un problema e un disastro: sta a noi scegliere da che lato affrontare le 18 buche. Ora, se il problema ha sempre una soluzione, benché difficile da scovare, al contrario il disastro ha una sola via d’uscita: il cestinamento dello score.

In ogni caso, se i saggi di cui sopra hanno ragione, converrete con me che il golf ha questo di peculiare: è un gioco dannatamente complicato, quasi diabolico. Il che, in un mondo nel quale la vita felice altro non è che un grandissimo sforzo per ridurre al minimo le brutte sorprese, pare essere un enorme deterrente per tutte quelle persone là fuori i cui neuroni sono ormai drogati dalla dopamina derivante dall’avere in mano un piccolo schermo nel quale trovare con facilità tutte le risposte ai loro dubbi.

Tradotto: colpo dopo colpo, il golf ti costringe a riflettere; peccato che, post dopo post, la gente stia fuggendo dal pensiero critico e dalla fatica che richiede.

In sostanza, l’esistenza che stiamo vivendo è diventata bidimensionale: tutta la nostra vita è dentro una scatoletta (l’Iphone) e non è dedotta da noi, ma indotta da altri. Totalmente passivi, rifiutiamo tutto ciò che è complicato mentre prediligiamo l’immediato e la veloce leggerezza dell’acquisibile, dimentichi del fatto che sono l’attesa e la fatica a rendere colorato questo mondo. Peccato (o forse, per fortuna) che, in estrema sintesi, il golf a questo si riduca: a un’infinita attesa riempita da continue decisioni da affrontare con fatica.

Come sostengono i saggi, il golf non è immediato, richiede pazienza. Il golf non è facile, pone, nella migliore delle ipotesi, problemi, e disastri nella peggiore. Insomma, le faccende del golf sono complicate e però oggi rifiutiamo tutto ciò che è complicato. Se in futuro, là fuori, la gente non ritroverà la capacità e la voglia di fermarsi un attimo a riflettere e, soprattutto, la voglia di gustarsi il dolce sapore della fatica costruttiva, non solo si perderà probabilmente la parte migliore della vita, ma contemporaneamente non avrà voglia di avvicinarsi al golf.

Dunque. Al fine di creare nuovi adepti dello swing, temo che, più che una rivoluzione delle regole o dei materiali del golf, serva una rivoluzione di lifestyle: serve la voglia di reimpadronirsi della propria vita, senza averla prima delegata alla tecnologia imperante.


Comments

1 Comment
  1. posted by
    Renato Piantanida
    Feb 18, 2020 Reply

    Articolo imperdibile. Brava!

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