Il lato nascosto del golf

I saggi sostengono che la vita sia uno stato mentale e niente più. Altri saggi, quelli dotati di swing e putter, asseriscono che il golf sia come la vita.

Ora: se i sillogismi aristotelici hanno un qual fondo di verità, ne consegue in agilità che anche il golf è uno stato mentale e niente più.

Epperò, c’è un però: alla luce di certe sceneggiate cui abbiamo assistito in campo sui tour di mezzo mondo in questo sconquassato 2019, appare evidente che lo stato mentale del golf dei pro non se la passi poi così tanto bene.

Voglio dire: sui circuiti globali non ricordo una stagione così maleducata come quella cui abbiamo vieppiù assistito.

Ha dato il La a febbraio al Saudi International con le sue mazzaroccate in bunker e in green Sergetto Garcia, torneo dal quale, con tanto di onta social, è stato ben presto squalificato. Abbiamo proseguito con gli sputi e i lanci di bastone in ogni dove di Jon Rahmbo Rahm e i continui insulti violenti di Matt Wallace al proprio caddie. Abbiamo sgranato gli occhi davanti allo sguardo da iena ridens di un Kuchar che, nonostante la prova televisiva gli desse torto marcio, cercava di far pressione sui due arbitri increduli dinnanzi a lui come manco un corleonese di lungo corso.

Bryson DeChambeau

C’è stato poi su Twitter il “tutti contro Bryson il bradipo del Tour” da parte di buona parte dei colleghi di Tour: roba che cinquenni cresciuti a pane e Gomorra avrebbero dimostrato più personalità di questi campioni e l’avrebbero risolta in un faccia a faccia a Posillipo e non da caghette viziate sui feed social.

Thorbjorn Olesen

L’ha risolta invece urinando in corridoio in aereo in volo sull’Atlantico Thorbjorn Olesen, che sta ancora aspettando la sentenza da parte del Tribunale di Londra per aggressione sessuale e atti osceni in luogo pubblico, esattamente come sta aspettando Tony Gainey, accusato niente popò di meno che di traffico umano.

E poi, beh, poi c’è stata l’apoteosi. Il culmine. La morte dello Spirit of the Game. L’Eterno Riposo del golf. Il pasticcio, anzi, il tentativo di furtarello bello e buono messo a segno da Patrizione Reed a Bahamas. Un momento perfetto per siti come Trash Italiano o Ignoranza E Pastorizia più che per Golf Digest. Ma se lì, in quella waste area malmessa della buca 11, pensavamo di aver toccato il fondo di Saint Andrews, ci eravamo illusi: tempo 7 giorni e il caddie di Patrick è stato cacciato dal campo della Presidents per rissa con uno spettatore.

La morale di tutto questo bailamme? Ce la indica Guy Debord, quando dice che i figli assomigliano sempre di più ai tempi che ai padri. Anche i golfisti, a quanto pare.

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