Il pagellone della stagione

4 a Sergio Garcia. Non per il gioco espresso nella stagione. Nossignore. Ma per il comportamento odioso, che ha tenuto nel corso di buona parte dell’anno, a partire dalla squalifica subita in Arabia Saudita. Nel 2020 tornerà a giocare il Saudi International con tutte le migliori intenzioni, ma la verità amara è che non  possiamo sfuggire a noi stessi: ciò che siamo stati e che abbiamo fato torna sempre a bussare alla porta.

9 a Eddie Pepperell. In un mondo in cui gli influencer sembrano lentamente in estinzione, soprattutto quelli famosi solo perché famosi, il nostro Eddie, con i suoi 5 colpi di fila in acqua nel 3° giro del Turkish Open e la successiva squalifica per mancanza di palline, assume invece la corona di influencer numero 1 per noi swingatori neurolabili del weekend. Idolo assoluto.

Matt Wallace

4 a Matt Wallace. Il cui rapporto con i caddie è opaco come le finestre dei cessi. Per carità, come sostiene Liliana Segre, “Niente odio per chi odia” (i portabastoni in questo caso), ma semmai c’è da chiedersi perché tanto spreco di tempo, rabbia e di energie nel breve atto delle 18 buche. Mah…

6 a Bryson DeChambeau. Ok, i due minuti e passa al Northern Trust per tirare (e sbagliare) un putt di 2 metri sono stati una grattugiata di zebedei immane per noi guardoni. Ma alla fine, da tutta la polemica scoppiata a bomba per il suo slow play, ne è uscito bene, con coraggio, raccontando a milioni di follower che lui NON è lento. Ora: costruire narrazioni che funzionino non è facile. Ma costruire narrazioni che convincano gli altri a ritenerle vere è da maestri assoluti (o da scienziati pazzi).

10 a Rory. Per la stagione. Per il gioco. Per la consistenza. E pure per le letture che sceglie e che lo stanno facendo maturare come uomo. L’ultima? At Atlanta, nel corso della finalissima FedEx era: “Digital minimalism: choosing a focused life in a noisy world”. Ora: chi legge i libri, costruisce un futuro migliore. Il 2020 di Rory sarà una bomba.

Francesco Laporta

10 A Pavan, Laporta, Lipparelli, Di Nitto e Maccario. Il primo ha rivinto sul circuito e ha scalato il World Ranking; il secondo torna da giovedì sullo European Tour, dove entra da protagonista, avendo saccheggiato il Challenge, mentre gli altri 3 hanno dominato l’Alps. Tutti sono saliti di categoria e tutti sanno di cosa hanno bisogno per migliorare ancora. E si sa: la conoscenza è l’arma più potente (dopo un drive di 300 metri in mezzo al fairway, si intende).

6 a Brooks Koepka. Nessuno fa sembrare il golf un gioco facile come l’americano quando è in forma, e nessuno come lui riesce a nutrire una così profonda autostima in se stesso. La domanda è: come fa Brooks a piacersi così tanto se si vede tutti i giorni?

Guido Migliozzi

9 a Guido Migliozzi. Non è riuscito a vincere il titolo di Rookie dell’anno, ma ha vinto 2 volte nella sua prima stagione sul Tour. Tantissima roba. Ma a volte mi piacerebbe vederlo meno James Hunt e più Niki Lauda. Ma forse è proprio questo il fascino di Guido.

6 ½  a Chiccuzzo. All’inizio di stagione sembrava il Rocket Man di Elton John lanciato nello spazio, poi l’atterraggio in acqua al Masters ce lo ha fatto tornare coi piedi per terra. Lo aspettiamo nel 2020, perché questo 2019 pare essere stata la classica scossa di assestamento dopo un terremoto fortissimo. Ad maiora.

10 a Shane Lowry. Perché a ogni swing al Royal Portrush ci ha ricordato che il grande golf si gioca liberi come l’acqua, accarezzando ogni colpo come si fa con una farfalla che un momento dopo vola via, leggera e senza peso nell’aria.

82 a Tigerone. E come fai a dargli meno?

Comments

1 Comment
  1. posted by
    Vincenzo Innocente
    Nov 28, 2019 Reply

    No 82 a Tiger no, sembra che abbia fatto +10 , o gli vuoi portare sfiga, 82 è un brutto score…
    Dagli 110 e lode
    Ciaooooooo

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