Io, il Presidente e quell’oretta casuale di libertà

Nel caos cosmico nel quale navigo quotidianamente a vista, ho accettato che il caso sia la stella polare del mio orientamento.

Nelle vasche delle mie giornate, pare infatti che tutto il meglio avvenga quasi sempre per fatalità e quasi mai per pianificazione. Anzi: a dirla tutta, più mi sforzo di prevedere e progettare, più quel fiume di energia che incanalo negli argini del mio progettare, finisce col travolgere tutta la pianificazione ingegneristica alla quale mi ero dedicata.

Per cui, niente: mi sono arresa al fatto che l’unica soluzione sia provare a essere io stessa quel fiume, cercando di vivere colmando in modo liquido ogni spazio: plasmandomi cioè sui continui cambiamenti inattesi delle mie 24 ore.

Tradotto: l’istantaneità è assurta a ideale della mia esistenza.

Per cui è stato per il solito caso, se, nel caos cosmico dei miei armadi in cui sono caoticamente rovesciati gli album, nei quali a loro volta sono stratificate a mo’ di fossili le foto di una vita, ho ripescato l’immagine postata qua sotto: è la me medesima di una trentina di anni, fa che si appresta a giocare tre buche sotto gli occhi dell’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

IMG_9773

Al netto dello shaft in acciaio del mio driver Mc Gregor in legno e dell’altezza non più consona alla quale avevo piazzato per terra il tee, la cosa che mi ha colpito è un’altra. Che ieri come oggi, non me ne fregava una ceppa di niente; che mentre gli altri omaggiavano , si ingraziavano e sorridevano al Presidente, io me ne stavo lì, nel mio mondo, a fissare la pallina e pensavo solo a tirarla dritta.

Per la cronaca, ci pensai così bene, che nelle tre buche che feci in solitaria con Cossiga, segnai un eagle 3 alla 10, un birdie 2 alla 11 e un par 4 alla 12.

Luì si divertì un mondo e, mentre lo guidavo in mezzo ai fairway a bordo del cart, ebbi la sensazione di un uomo che stava respirando a pieni polmoni quell’inaspettata ora di libertà che si era ritagliato, senza avere sul collo il fiato delle guardie del corpo, degli attendenti, delle segretarie, dei ciarlatani e dei saltimbanchi. Perché sapete che c’è? C’è che, come a me, pure a lui non fregava una ceppa di niente del circo Barnum di cui è colorato il mondo. E forse, quella volta, non è stato un caso se in quell’ora io e lui siamo stati così bene insieme.

 

Leave A Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *