Justin Rose, la magia sta nei 30 metri

Non vedeva l’ora di arrivare a Roma per fare un pò di “noise”, di casino: lo aveva scritto sul suo profilo Instagram qualche mese fa ed è stato di parola. E infatti è almeno già da un paio di giorni nella capitale a provare il percorso dell’Olgiata ed è la star indiscussa di questo 76simo Open d’Italia: è Giustino Rose e nei primi due giorni se la giocherà con il nostro Pavanello e Danny Willett (alle 13 giovedì e alle 8,20 venerdì).

L’inglese, sbarcato a Roma da qualche giorno, è stato prima impegnato in diversi appuntamenti dedicati agli sponsor, poi, finalmente, ha fatto il suo giro sul percorso dell’Olgiata, con mille consigli sussurrati al nostro giovane Andrea Romano. E lo ha fatto con la consueta gentilezza e umiltà.

Arriva da una stagione sul Pga Tour che pareva partita col botto: una vittoria subito nel primo torneo in cui esordiva con la nuova attrezzatura targata Honma. Poi, il calo, soprattutto da tee a green, anche se allo U.S. Open di Pebble Beach, nonostante uno swing balengo, ha lottato fino all’ultimo green contro Gary Woodland, che alla fine si è portato a casa il trofeo.

“E’ stato un anno –racconta Justin- in cui ho centrato la finale FedEx e un successo. Non posso dire sia stato un anno grandioso, ma accettabile, sì. Non ho dato e raccolto quanto avrei voluto, soprattutto da marzo in poi, quando ho iniziato a non sentirmi a mio agio con lo swing. Sono stato perciò costretto a realizzare i miei score in modo diverso dal solito: non con i colpi lunghi, ma col putter!”.

Justin Rose

“In effetti è proprio così: ho salvato la baracca col putter –continua Rose- col mio Axis 1 e, soprattutto col lavoro svolto in green accanto a Phil Kenyon: lui non solo ha modificato la mia postura davanti alla palla, ma ha anche migliorato la qualità dei miei allenamenti, grazie a una serie di performance drills”.

Ce ne può svelare uno?

“Certo, per esempio quello dei 30 metri: tiro una serie di putt da 1 metro e mezzo, poi da 3, infine da 6 e quando ho imbucato di fila un totale di 30 metri, me ne posso andare: è un esercizio che  pratico un paio di volte alla settimana e, quando ci riesco, so che nel torneo successivo patterò bene”.

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