Alzi la mano chi di noi non ha in qualche modo seguito le vicende del PNC Championship, il torneo in cui, pur non vincendo, Tiger Woods e il figlioletto Charlie hanno regalato uno spettacolo di golf meraviglioso a tutti gli appassionati.
Perché è stato speciale? Brevemente: perché abbiamo scoperto che il nostro eroe sportivo è un padre premuroso e attento, e perché il suo bambino di 11 anni, giocando così bene, ci ha fatto sembrare il golf un gioco dannatamente semplice, oltre che favoloso.
Milioni i commenti degli appassionati che si sono riversati, intasandoli, sui social di tutto il mondo: per tutti, Charlie è un predestinato, la Tigre 4.0 che il pianeta del golf stava aspettando.
Ma, al di là della precocità del pischello, è davvero così radioso il suo futuro? E, soprattutto, visti i mediocri precedenti sportivi di tante altre progenie di campioni, essere figli d’arte alla fine si traduce in una benedizione o in una maledizione?
“Dal mio punto di vista è certamente una benedizione. –racconta Giovanni Dassù, 24 anni, un cognome golfistico altisonante e una promettente carriera da swing coach a Le Fonti- Avere un genitore che può essere fonte di ispirazione, che conosce i trucchi del mestiere e che sa quanto è dura la carriera sportiva, non può che essere d’aiuto. Ma resta fondamentale un aspetto, che deve essere comune in tutte le famiglie: i genitori non devono mettere pressione sui figli o nutrire eccessive pretese. Sotto questo punto di vista, i papà e le mamme che hanno giocato ad alto livello, sanno benissimo quanto il golf metta dei macigni sulle spalle: per questo dico che essere figli d’arte è una benedizione, perché i tuoi genitori ci sono già passati”.
E allora non posso non chiederti cosa ti è parso seguendo Charlie in Tv…
“Da figlio di Baldovino Dassù, devo dire che mi sono specchiato in loro due. In campo Tiger si comportava come ha sempre fatto mio padre: sorridente, tranquillo, felice di essere lì, ha fatto in modo che Charlie si godesse il momento. Da coach, mi ha colpito quanto Charlie sia appassionato e quanto sia portato. Come swing, beh, nulla dire: è atletico e solido. Ma soprattutto mi ha impressionato quanto si muova esattamente come il padre e siccome dicono lo stesso di me, la cosa mi ha fatto sorridere”.
Perché secondo te i media se ne sono occupati così tanto?
“Perché è stato uno spettacolo seguirli durante il torneo. E perché si è trattato di uno spot eccezionale per il golf. Per dire: a Le Fonti, domenica mattina, alle lezioni di golf dei più piccoli, tutti i ragazzini parlavano di Charlie: erano tutti gasatissimi”.
Che cosa possiamo trarre dall’esperienza di Tiger e Charlie?
“Direi che possiamo imparare due lezioni fondamentali: la prima, osservando Woods, è come si deve comportare un genitore in campo; la seconda, studiando Charlie, è come si deve comportare un ragazzino mentre gioca. E cioè alla perfezione”.
Comments
2 CommentsAlberti paolo
Dec 21, 2020Come sempre scrivi così intensamente, così appassionatamente che rimango sinceramente commosso
Mike
Dec 21, 2020È bellissimo vincere pur non vincendo, la tigre è grande in questo!!