Lo swing è come l’equilibrio, un lavoro di fiducia

Da oltre un mese mi concedo il lusso della spesa per un preparatore atletico.

A (quasi) 50 anni, lo faccio con un occhio di riguardo per il mio swing che ormai va oliato come una macchina d’epoca, ma anche e soprattutto per il mio fisico, che ogni giorno che passa sperpera massa magra manco fosse mais per i piccioni di Piazza San Marco. E ve lo confesso: più entro nei meccanismi del mio corpo, più imparo a conoscerne i limiti, più mi sembra di compiere un viaggio rocambolesco dentro me stessa.

Focalizzando una gran parte del lavoro sulla propriocezione e dunque puntando il laser dell’attenzione sulla stabilità (che, se non lo sapete, è fondamentale nello swing –provateci!), ho imparato una cosa: che l’equilibrio si trova solo se si è capaci di osare. Se non si ha paura di cadere. Se si è disposti a spostarsi qualche centimetro più in là rispetto alle proprie certezze consolidate. Voglio dire: se nella moda Chanel può funzionare con Zara e se nel cono gelato il cioccolato si può sposare al pistacchio, allora anche i dubbi e le incertezze possono convivere serenamente con le convinzioni.

Insomma, l’equilibrio è un lavoro incessante di fiducia verso se stessi: devi credere ciecamente nelle tue capacità e nelle tue possibilità per osare l’azzardo di una caduta. Se desideri stare in piedi su una palla, devi rischiare il capitombolo prima di capire esattamente come fare, ma, soprattutto, puoi star certo che non ci riuscirai mai fintanto che te ne starai lì dubbioso e rancoroso a domandarti perché le cose su quella dannata sfera non funzionano come vorresti.

Insomma, ragionavo su questo e non ho potuto fare a meno di pensare al concetto che abbiamo dell’equilibrio quando lo rivolgiamo alla personalità umana.

Ora: definiamo “persona equilibrata” una persona assennata, solida nelle proprie certezze, ricca del senso della misura e della moderazione, dotata di maturità, responsabilità e coerenza. Una persona, insomma, che sa prendere in mano le proprie emozioni, che sa gestirle e che non si fa trasportare dalla negatività.

Si sa: nella vita di tutti i giorni, le emozioni rappresentano il punto di rottura del nostro equilibrio. Sono perfettamente uguali a quei centimetri più in là che ti abitui a osare in palestra, magari mentre maldestramente provi a restare in piedi sulla solita palla senza per questo tatuarti la faccia al terreno.

Ora: se riusciamo a gestire il fiume in piena delle emozioni senza lasciarci sconquassare fisicamente e psicologicamente dall’onda d’urto, beh, si dà il caso che possiamo dire di essere davvero delle persone equilibrate.

Epperò, in gran parte, gli esseri umani sono scratch nel sublimare le proprie pulsioni, cristallizzandole in una dimensione che paia loro innocua.

Voglio dire: siamo tutti tendenzialmente dei conservatori. Viviamo le nostre giornate fatte di abitudini ripetitive, rannicchiandoci in zone conosciute di conforto, terrorizzati dalla possibilità di perdere per strada le poche certezze accumulate nel corso degli anni.

Ma, mi domando e vi domando: l’equilibrio non era fatto del coraggio di osare? Dello spostarsi di qualche centimetro più in là rispetto alle proprie zone di sicurezza, senza per questo perdere il proprio centro? Non era fatto del rifiuto di chiedersi cos’è che non funziona, ma anzi della capacità di accogliere le proprie insicurezze? In buona sostanza, l’equilibrio non era un dosaggio fluido e portentoso dei propri dubbi mixati alle proprie certezze?

Sì. E, allora, mi chiedo e vi chiedo: come si può essere equilibrati se, come la maggior parte dell’umanità, si resta perennemente nel guscio protettivo delle proprie consapevolezze granitiche e non ci si dà mai la possibilità di uscire dai recinti del proprio orgoglio?

Abbandonare gli steccati delle abitudini è il primo passo per lasciarsi alle spalle quei disequilibri statici, nei quali ci siamo cristallizzati, in perfetto equilibrio tra pigrizia e apparenza. Se tutto si muove in natura, forse dovremmo muoverci anche noi: fisicamente, ma soprattutto intellettualmente. Come sosteneva Albert Einstein, la vita è come andare in bicicletta: per restare in equilibrio, bisogna muoversi. E a volte basta quel centimetro più in là, che, se pure  rompe un equilibrio, aggiusta però l’esistenza.

 

 

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