Matteo Manassero: aspetto la scintilla

Dicono che l’amore non sia quello che hai, ma la somma di quello che non vuoi perdere. Ecco: Matteo Manassero, un campione che ha rischiato di perdere tutto il suo talento, deve amare profondamente il golf se, dopo tanti mesi di drive zingari, risultati altalenanti e dubbi profondi, ecco, se in tutto questo lasso di tempo infinito, non ha mai pensato neppure per un attimo di mollare: “Ci sono stati giorni –racconta- che sì, che mi sono sentito un vuoto a perdere. Come nella canzone di Noemi. Ci sono stati giorni in cui mi pareva che risalire sarebbe stato davvero complicato. Però, neppure nel buio più profondo di certe giornate, mi sono mai abbandonato allo sconforto. E anche se è stata dura, durissima, non ho mai lasciato che le difficoltà che attraversavo potessero compromettere anche un solo giorno di allenamento”.

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Oggi, che finalmente guarda a tutte le sue statistiche in netto miglioramento, che vanta la miglior percentuale di sempre di green centrati e che sa che la sua media score è di nuovo più che buona, Matteo può ripercorrere quei giorni antichi con una consapevolezza diversa: “Se ho ritrovato consistenza e ripetitività in campo è solo perché sto meglio nella mia pelle. Sono maturato, cresciuto, ho trovato stabilità fuori dal percorso. Questo lungo tragitto a tratti doloroso che mi ha riportato a casa, sul lago di Garda, mi ha dato la possibilità di imparare a conoscere me stesso. Una maggiore serenità mi ha insegnato a concentrarmi di più sulle scelte golfistiche più giuste: oggi so chi sono, dove devo essere, come mi devo comportare, che tipo di rigore ci vuole, e, soprattutto, so che tipo di allenamento funziona per me. Si è trattato di rimettere a posto tutti i tasselli di un puzzle complicato: alcuni si sono aggiustati da soli, strada facendo, per altri ho dovuto lavorare su me stesso”.

Nella canzone che citavi prima, a un certo punto, Noemi racconta di aver smesso di cercare quel qualcosa di più che poi le tocca pagare…

“Mi ci ritrovo. Anch’io ho cercato quel pizzico di più, e quel passo azzardato l’ho pagato. Certo, quello step in avanti non era sbagliato, per carità. Semmai non era corretto il momento scelto per azzardarlo. Come quando ho provato a guadagnare distanza col driver: prima di tentare, avrei dovuto concludere un percorso fisico e mentale. Avrei dovuto sapere come sarei diventato fisicamente e qual era il modo migliore per allenarmi. All’epoca ancora non avevo intuito bene cosa mi servisse per davvero. Ora lo so. Ora sono in grado di affrontare quella strada. E lo sto facendo. Ma d’altronde, essere giovani significa molto spesso essere impreparati”.

Sempre la canzone di Noemi, parla di giorni vissuti inconsapevolmente e di altri, più pesanti. Nonostante la tua età, quanti ne hai conosciuti?

“Tantissimi, degli uni e degli altri. I migliori? Quelli volati. Quelli vissuti appunto inconsapevolmente, pienamente a mio agio anche in frangenti complessi. Erano facili come una passeggiata in campagna in compagnia del tuo cane. E poi invece ci sono state molte giornate tostissime, mesi eterni, quando per esempio non riuscivo più a giocare, quando un giro di golf mi pareva faticoso come una corsa di venti chilometri. E però è stato proprio in questi frangenti complessi che io, insieme alla mia vita, sono cresciuto di più. Oggi? Oggi lo scopo è tornare a godermi un giro di 18 buche con la semplicità di un tempo”.

Per questo pratichi dello yoga?

“No. Cioè, non è per il golf: mi serve più che altro a distendere il fisico dopo tanta palestra, quando sento i muscoli imballati. E poi lo yoga mi insegna il controllo della respirazione e del corpo in generale. Sembra facile, ma alla fine della sessione di allenamento sono distrutto. Il beneficio però arriva sempre il giorno dopo”.

E allora qual è il beneficio che il tuo gioco sta ancora aspettando?

“Come dicevo prima, ho ritrovato consistenza e ripetitività. Mi manca la scintilla di un paio di 67 di fila che mi farebbe essere in lizza per il titolo e non solo a metà classifica. Però in campo sono più tranquillo e aspetto il momento con fiducia. Ho bisogno di un goccio di costanza in più sui green e vedrai che il gioco è fatto”.

(da Golf & Turismo, giugno 2018)

 

 

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