Matteo Manassero: non facciamone una tragedia

Dicono che il passato esista solo come un ricordo che ti racconti come vuoi tu. Matteo Manassero, al termine di un 2018 che per la prima volta dal 2010 lo vede privato della carta per il circuito maggiore, il suo passato lo descrive come un punto da chiudere e da cui ricominciare daccapo: “Tante volte – spiega al telefono – mi sono domandato se avrei dovuto cambiare qualcosa nel mio passato. Ma è un esercizio inutile, perché tanto quello che è fatto, è fatto. E tutto quello che ho fatto, l’ho sempre fatto per provare a migliorarmi e maturare come giocatore, in piena coscienza”.

E allora che lettura dai di ciò che è ormai alle tue spalle? “E’ un punto che si è chiuso da cui però ripartire. In Borsa lo chiamano rimbalzo. Ecco, potrei definirlo così, anche se non mi pare corretto al cento per cento, perché significherebbe aspettarsi qualcosa di positivo nell’immediato e dunque finirei per mettermi addosso della pressione inutile, che poi è quella da cui sto provando ad allontanarmi. Diciamo allora che mi sento pronto a prendere ciò che mi arriverà senza farne tragedie se non arriva”.

Dunque mi stai dicendo che è stata la troppa pressione che negli ultimi anni non ha fatto funzionare le cose in campo? “Più in generale, direi un certo tipo di atteggiamento. Ho sempre cercato di far bene, di trovare la settimana perfetta, che non è un’utopia, per carità, perché esiste, ma è anche molto complicata da centrare. Diciamo che in tutti questi anni ho sempre lavorato volendo rispondere al negativo con la perfezione tecnica dei colpi. E però tutto questo non ha fatto altro che accrescere a dismisura la mia smania di performare, di fare bene, di migliorare. E alla fine questo atteggiamento è stato controproducente”.

Quindi direi che per il 2019 il tuo target è ridurre la pressione che ti metti addosso? “Esatto. Il golf è qualcosa di astratto, non è solo statistiche e numeri. Devo ritornare a portare in campo quel lato invisibile del golf che è fatto da me stesso e non dalla mia versione perfetta. E per riuscirci devo alleggerire il carico che mi porto appresso, diminuire la pressione che mi sono messo sulle spalle. Insomma: devo uscire da quella strada sulla quale mi sono incamminato lungo tutti questi anni, perché finalmente ho capito che inseguire la perfezione nel tempo porta a una pressione eccessiva. Non è infatti un caso se in questi ultimi anni ho messo in cascina dei miglioramenti tecnici palesi, che però poi non riuscivo a portare in gara per mancanza di spensieratezza”.

È un programma assai ambizioso, mica facile… “E infatti da settembre, all’interno del mio team, che resta comprensivo di Alberto Binaghi e Massimo Messina, mi sto avvalendo dell’aiuto di un performance coach, dello spagnolo Richie Ferres. E ho già visto segnali incoraggianti nel mio atteggiamento. In passato ho giocato anche bene a tratti, ma non sono ma riuscito a concretizzare e a cogliere le opportunità, perché mentalmente mi sono trascinato delle lacune per troppo tempo. E dunque era ora di dare un cambio radicale in questo settore”.

Però senza la carta del Tour europeo, sarà un po’ più complicato riuscire a stendere un calendario preciso di gare… “Mah, è vero, ho perso la carta, ma resto un membro effettivo dell’European Tour, dove ho a disposizione circa quindici inviti ai tornei. Tra un buco e l’altro potrò poi giocare sul Challenge Tour e lo farò senza problemi, perché ovunque potrò competere, sarà sempre e comunque un regalo”.

(da Golf & Turismo, dicembre/gennaio 2018-2019)

Comments

3 Comments
  1. posted by
    Maria Paola Casati
    Jan 11, 2019 Reply

    Brava Isa, bellissimo articolo, e’ nei momenti duri che bisogna stare vicino ai giocatori, come stai facendo tu

  2. posted by
    Luciano Barbera
    Jan 28, 2019 Reply

    Complimenti ,articolo molto ben scritto che mette in luce un Matteo Manassero molto maturo e pronto ad accettare di rimettersi in discussione pur di ritornare ad essere una stella internazionale,senza colpevolizzare alcuno ,se non se stesso ,per quanto gli e’ successo .Chapeau

  3. posted by
    Lino Cezza
    Aug 6, 2019 Reply

    Da sempre seguo Matteo. E mi sono chiesto cosa può essere accaduto, dove può essere finito l’estro, la classe ed il meraviglioso golf che ho visto nascere dai suoi bastoni. L’articolo non chiarisce l’arcano, non svela chiaramente quale sia il problema. La pressione? Può essere, ma uno che ha vinto come e quanto Matteo non può pensare di vivere in un mondo privo di aspettative, dove il pubblico che l’ha osannato non sia lì, in attesa di rivedere la promessa italiana. Per cui, caro Matteo, mostra quello che sei, allontana le scimmie che ti pesano sulle spalle, e torna a giocare come sai…giocare, appunto, perché di questo, alla fine, si tratta, mica di andare in miniera! In bocca al lupo!

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