Occhio: sul Tour ci sono nuove pistole fumanti!

Muhammad Ali sosteneva che “i campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere la volontà e l’abilità, ma la volontà è più importante dell’abilità”.

Da allora, specialmente nel mondo del golf professionistico, molte cose sono cambiate, molta acqua è passata sotto ai ponti, e, soprattutto, molti pesi sono stati alzati in palestra. Per cui, sì, oggi le grandi star dei Tour professionistici iniziano dal campo pratica e dal putting green, ma sostano a lungo anche in sala pesi.

In questo scenario, ci sono io che, come un cacciatore di tramonti alla Monet, sono alla caccia perenne di quella scintilla divina che si chiama talento, o abilità, per raccontarvela con le stesse parole di Ali.

È più forte di me, perdonatemi, ma quando, tra le pieghe di uno swing, intravedo il fuoco sacro degli dei di Saint Andrews, non vedo l’ora di raccontarvelo. Per cui, ragazzi, eccomi qui, segnatevi i nomi di queste due “young guns” che circolano negli Stati Uniti. Uno, il primo, è quello del cileno Joaco Niemann che da una stagione staziona con successo sul Pga Tour.

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L’altro è quello di Matthew Wolff (lo vedete qui sotto e nell’immagine in copertina NdR), un amateur della Oklahoma State University che tra i dilettanti vince la qualsiasi e che la settimana scorsa a Scottsdale ha fatto vedere i sorci verdi a molti pro impegnati nel Waste Management Open.

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Cos’hanno in comune i due, a parte la scintilla divina? Lo swing, che più diverso dalle linee canoniche non potrebbe essere, ma che, pur nella totale diversità, produce lo stesso effetto: score pesanti sotto al par.

“Swing your swing”, verrebbe da dire osservando al driving range questi ragazzi, i cui coach, però, stanno lavorando in una stessa direzione: mantenere intatto il Dna golfistico di questi due talenti, cercando al contempo di cambiare quel qualcosa di minuscolo che si trasformi in un progresso enorme.

Partiamo da Joaco Niemann: ventenne, pro da un anno sul circuito americano, tra il 2017 e il 2018 è stato il numero 1 del mondo tra i dilettanti, mica noccioline. Lo swing di questo ragazzo è caratterizzato da quello che i tecnici definiscono un accentuato “side bending” della colonna: lo potete notare nell’immagine  qui in basso.

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La linea verde dell’immagine indica quello che dovrebbe essere il corretto posizionamento della colonna vertebrale nelle varie fasi dello swing; la linea nera è dove invece si muove Joaco. Alla lunga questo swing potrebbe nuocere gravemente alla salute (non provate a imitarlo!), perché “incastra” i fianchi  (in alto, vd. foto in basso a destra) e non permette la completa libertà del bacino di ruotare in avanti, limitando la libertà di movimento del cileno.

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“A vederlo così – spiega Cristiano Cambi, fisioterapista degli azzurri- questo swing  fa pensare che in futuro Niemann potrebbe incontrare qualche problema con il quadrato dei lombi o con il disco tra I4 e I5. Ma allo stesso tempo mi ricorda la tecnica di Paratore quando era ancora un amateur: osservando il progresso tecnico e fisico di Renato, sono sicuro che tra un paio di stagioni vedremo anche il cileno tecnicamente molto più composto di oggi”.

Nel frattempo, l’oggi di Joaco significa 4 top ten nei primi 8 tornei del Pga Tour giocati da pro nel 2018: risultati che gli sono valsi direttamente la carta piena per questa stagione senza passare nemmeno un attimo dal Web.com Tour. Per dire: un risultato che negli ultimissimi anni hanno ottenuto solo Giordanello Spiethato Spieth e Jon Rahmbo Rahm.

E veniamo ora al diciannovenne Matthew Wolff: californiano, amateur ancora di stanza all’università, sta dominando il suo campo con la stessa nonchalance espressa dal Tiger più giovane. Dal baseball, lo sport praticato sin da bambino, ha portato nel suo golf il tallone sinistro che si alza a bomba nella fase di caricamento del backswing.

Occhio, però, perché proprio questa sarà una delle tendenze swingatorie degli swing giovani del futuro: alza forte il tallone sinistro nel backswing, libera i fianchi, rigirati a bombazza in avanti e tieni le mani neutre al massimo. Tutte caratteristiche già presenti naturalmente nell’azione di Wolff, qualità che hanno portato George Gankas, coach in trend negli States, a dichiarare che Matthew potrebbe essere una delle next best thing del Pga Tour.

“Un tallone sinistro che si alza nel backswing -continua Cambi- può significare anche 15 yards in più dal tee”.

Un tallone sinistro che si alza nel backswing, mi viene da pensare, non lo vedevamo dai tempi del grande Jack Nicklaus e dei suoi 18 Major. Un tallone sinistro che si alza nel backswing lo abbiamo visto nello swing targato 2018 da Francesco Molinari. Ma forse è il mio lato romantico da cacciatrice di tramonti che prende il sopravvento. O forse, invece… chissà….

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