Olesen e questo pazzo green: titolo vacante all’Open d’Italia

È scattata a Formello la settimana del 76° Open d’Italia, che da oggi a domenica si dipanerà lungo il tracciato sinuoso ma assai tecnico dell’Olgiata Golf Club.

Si sono fatti trovare tutti pronti al richiamo di Roma i campionissimi del green, da Justin Rose al nostro Francesco Molinari: sei dei dodici componenti del Team Europe che ha asfaltato gli americani nella Ryder Cup di Parigi hanno già rifinito da martedì i propri swing in quel della Capitale.

Tra loro manca all’appello quello che sarebbe stato il settimo eroe di Parigi presente a Roma, ovvero il defending champion del torneo, il danese Olesen, incastrato in pesanti vicende giudiziarie. Ma, al netto di quest’assenza, il field dell’Open di casa non è mai stato così forte, con Francesco Molinari reduce da un periodo di forma opaca ma pronto a trovare stimoli nell’aria di casa, con gli inglesi Rose, Poulter, Casey e Hatton a fare squadra, e con l’Open Champion Lowry a dare manforte.

Svelti a dare una zampata d’azzurro potrebbero essere i nostri giovani: sono Guido Migliozzi e Andrea Pavan quelli più in forma nella pattuglia italiana. Già vincitori in stagione, i due hanno il gioco giusto per domare questo temibile e infinito tracciato: precisione con i ferri lunghi al green, necessari soprattutto ai tosti par 3, e potenza devastante dal tee. 

Non dimentichiamoci poi del talento di Renato Paratore, cresciuto a pane e golf lungo questi fairway, dei recenti progressi tecnici di Nino Bertasio, e di Manassero, che da poco sta lavorando con un nuovo team formato dal coach James Ridyard e dalla mental coach Alessandra Averna.   

Come dicevamo, manca al via il campione in carica, il danese Thorbjorn Olesen, sospeso dal Tour fino a dicembre, o, per lo meno, fino a che non si chiarirà la sua posizione in tribunale a Londra dove deve rispondere di aggressione e molestie sessuali.

Secondo i report, infatti, su un volo British Airways da Memphis a Londra della scorsa estate, Olesen, palesemente ubriaco, avrebbe gettato scompiglio in prima classe, aggredendo una passeggera addormentata e gli ufficiali di bordo.

Arrestato dalla polizia aeroportuale di Londra e poi immediatamente rilasciato, Thorbjorn, un James Hunt in salsa golfistica, è in attesa che il tribunale emetta sentenza. Ma in generale, è un golf che negli ultimi tempi pare impazzito, con i campioni che sembrano aver perso parte dell’aplomb secolare di questo gioco.

Ha iniziato Matt Kuchar col braccio corto quando si è trattato di saldare i conti col caddie messicano; ha proseguito Sergio Garcia al Saudi International, dove, dopo aver danneggiato a bastonate dei green, è stato squalificato e rispedito a casa; quindi ci ha pensato Olesen a fare le sceneggiate in aereo; poi in Corea è stata la volta di Bio Kim, che, dopo aver mostrato il dito medio a uno spettatore rumoroso, è stato cacciato per tre anni dal circuito di casa; infine, la scorsa settimana in Spagna, poco c’è mancato che Jon Rahm venisse alle mani con un tifoso in campo. 

Insomma, ci avevano venduto il cliché del golf come sport rilassante, e invece ci ritroviamo improvvisamente col nervosismo che scorre lungo il filo d’erba. Evidentemente, di questi tempi anche i cliché hanno vita dura e, soprattutto, breve.

(Da Il Giornale, giovedì 10 ottobre 2019)

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