Open Championship: i 5 segreti di Spieth

Chi vuole fare grandi cose, deve pensare profondamente ai dettagli. Lo sosteneva Paul Valery; lo sta dimostrando ampiamente Giordanello Spiethato Spieth in quel di Birkdale, dove sta portando avanti un Open Championship da leccarsi i baffi.

Ecco dunque sintetizzati in pochi punti alcuni dei dettagli che stanno rendendo il texano l’uomo da battere nel terzo major stagionale:

 

  • i green in poa annua. Due sono le vittorie di Jordan di quest’anno: la prima l’ha ottenuta al Travellers Championship; l’altra a Pebble Beach. In entrambi i casi, l’erba dei green era la poa anua, esattamente come quella del Royal Birkdale. “Mi piace questo tipo di tappeto erboso –ha commentato Spieth- perché so che il rotolo della palla non sarà mai perfetto come quello che si ha sui green della West Coast. E questo fa sì che la mia mente sia meno sotto pressione mentre muovo il putter”;
  • il chewing gum. Sia durante il primo giro, che durante buona parte del secondo, Giordanello ha masticato in continuazione una gomma alla menta fornitagli dal suo coach. “Lo faceva anche Payne Stewart”, ha spiegato. In verità, studi recenti confermano che masticare un chewing gum attenui la produzione di cortisolo, cioè dell’ormone dello stress;
  • il trackman. Per la prima volta, il suo coach lo ha portato al campo pratica prima delle 18 buche iniziali del torneo. Lo scopo era controllare la distanza esatta di ogni colpo nelle condizioni meteo inglesi. Si sa infatti che le temperature basse britanniche, nonché il vento ovviamente, influenzino -e non poco- il volo della palla. Grazie a questo lavoro extra in campo pratica, Spieth ha messo a puntino il controllo della distanza nei colpi all’asta in campo;
  • il lavoro in palestra. Già all’inizio della stagione, il suo entourage atletico aveva fatto sapere che il texano aveva lavorato duramente sul potenziamento delle gambe, visto che tra i top ten mondiali Spoeth era quello che aveva il minor coefficiente di compressione sul terreno nel dwonswing. Il lavoro in palestra ha dato i suoi frutti in tutti quei colpi dal rough e nelle violente folate di vento del venerdì;
  • una routine più rapida. Pur restando un giocatore non certo al fulmicotone, il texano ha velocizzato il suo avvicinamento al colpo, che negli anni passati era diventato insopportabilmente lungo

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