Open Championship: vinci se sei un atleta

Lo swing è come la vita: puoi capirlo solo guardandolo all’indietro, ma va vissuto tutto in avanti. E per viverlo al meglio, verso la bandiera, anche quella più nascosta, oggi è necessario che sia sempre più atletico.

Un rapido sguardo alla tecnica dei campioni in gara in questo 146° Open Championship e la sensazione che se ne ricava è proprio questa: più il fisico è fisicato, più lo swing sarà compatto e meno le mani entreranno in azione. In fondo, non si è sempre detto: gioco di mano, gioco da villano? E il golf invece non è forse il gioco da signori per eccellenza?

A parte le battute, un fisico possente e forte, con gambe ben piantate e capaci di comprimere il terreno nella fase del downswing manco fossero una pressa idraulica, permette al giocatore una minor rotazione delle mani nella fase del follow through, con un conseguente maggior controllo del volo della palla.

Sembrano andare in questa direzione le dichiarazioni rilasciate da Giordanello Spiethato Spieth subito dopo la fine del suo primo giro perfetto, chiuso in 65 colpi: “La performance di oggi –ha spiegato il texano- è figlia di tutta la preparazione atletica che ho svolto in questi mesi”. E la foto postata su Instagram dai suoi preparatori, quelli tostissimi del team AMPD, non fa che confermare la tesi di Giordanello: “Il lavoro –chiosa online il suo entourage- che Jordan ha compiuto sull’equilibrio e sulle gambe sta dando i suoi frutti”.

Va in questa direzione anche Jason Day, la cui posizione all’address in questo Open risulta sempre più atletica, con gambe particolarmente piegate e piantate contro il terreno: merito forse delle vistose Nike Jordan che indossa ai piedi, o più probabilmente di un lavoro in palestra che mira decisamente a una maggiore compattezza in fase di rilascio del bastone.

Morale: se il un mondo moderno è una centrifuga di stimoli e di fretta, di distrazioni e disattenzioni, in quello dei campioni sono invece i dettagli quelli che non passano mai inosservati. Soprattutto quando, come Jordan, si segna un 65 al Royal Birkdale centrando solo cinque fairway ma colpendo quasi tutti i green in barba alla famelica festuca britannica. Perché, raga, ci vuole un fisico bestiale per riuscirci.

 

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