Pga Championship: benvenuti nell’inferno del Bethpage Black

Nietzsche sosteneva che ogni verità è curva. E allora, se tanto mi da tanto, nessun test golfistico è più reale dei dogleg severi e infidi del  Bethpage Black, il par 70 di 7.468 yards di Long Island su cui da giovedì si disputerà il secondo major di questo meraviglioso 2019: il Pga Champiobship.

Per darvi un’idea: nel 2002, quando su quei fairway duri e inclinati si giocò lo U.S. Open, ci fu un solo uomo al comando a finire sotto al par. Tigerone Woods.

E ancora: nel 2009, l’ultima volta che Bethpage Black ha ospitato un torneo del Grande Slam, solo cinque ragazzi finirono con il meno davanti allo score. Davvero pochini.

Secondo Giordanello Spiethato Spieth, proprio questo qui sarebbe il campo più tosto che abbia mai dovuto affrontare il vita sua: roba, insomma, da far impallidire l’Augusta National.

Ora, il campo sembra essere tagliato su misura per i grandi colpitori di palla dal tee: i fairway sono stretti come corridoi e pieni di pendenze a uscire, gli angoli dei dogleg sono cinici e bari, il rough devastante e i green diabolici.

Non è un caso se all’ingresso del percorso, un cartello avverte i giocatori di tenersi alla larga da Bethpage Black: solo i più esperti, consiglia, possono avere l’ardire di mettere il tee alla 1.

Un solo aspetto potrebbe essere di aiuto per il field: il torneo è stato spostato a maggio e non nel solito caldo torrido di agosto: la maggiore umidità del periodo potrebbe dunque rendere più soffici le piste, le pendenze e i green, facendo risultare il campo un pizzico più gentile nei confronti dei campioni impegnati nel Pga Championship.

Dunque, in questo scenario testè descritto, chi tra gli dei dell’Olimpo del golf potrebbe avere buone chance di andarsi a prendere la coppa in quell’inferno verde?

Mah…. Un occhio di riguardo Filippone Mickelson se lo merita, non fosse altro per i due secondi posti ottenuti lì nel 2002 e nel 2009. Ok, era un secolo fa, ma la potenza devastante col driver che ha messo in mostra Phil in questo 2019 ci suggerisce che potrebbe andare a tagliare gli angoli dei dogleg in agilità. E poi? E poi, c’è Justin Rose, che negli Strokes Gained Tee to Green guadagna un colpo a giro sul resto del field, che dunque salgono a 4 in un intero torneo, e che risulta primo nelle statistiche che indicano la capacità di evitare i 3 putt, qualità essenziale su quelle montagne russe dei green del Bethpage Black.

E poi? Beh, Tiger. Mai dire mai con lui: ce lo ha dimostrato al Masters. E poi qui ha già vinto, quindi sa come dominare il mostro.

Come non mettere poi nella lista Rory McIlroy: i suoi numeri da tee a green di questa stagione sono strepitosi. Tutto dipenderà dalla sua capacità di soffrire e di tirare fuori i cosiddetti cocones nei momenti chiave, cosa che in verità nei momenti chiave spesso e volentieri ha invece dimenticato di fare.

E Francesco Molinari? Beh… In tutta onestà non si può non inserire l’azzurro nella rosa dei favoriti: il percorso lo chiama e lui sa come rispondere. Però, per scaramanzia, facciamo finta che non sia così, dai…. Intanto, però, vi segnalo che giocherà i primi due round del torneo con due tipini fini come Tiger e Brooks Koepka: un match di pugilato, più che di golf…

(Ps le buche da tenere d’occhio? Il par 5 della 3, il par 4 della 7 e il par 4 della 15: lì sono davvero dolori per tutti….)

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