Regole di serie A e regole di serie B: il caso del Pga Tour

Raga, è un disastro: non so se ve ne siete accorti, ma, seguendo il Pga Tour in diretta Tv, se ne evince che esistono regole di golf di serie A e regole di golf di serie B.

Sissignore.

Voglio dire: tutte le partite si svolgono (giustamente) nel più maniaco rispetto dei dettami del libretto di Saint Andrews, tranne però quando si tratta di rispettare il tempo a disposizione per effettuare un colpo. Perché è lì, in quel preciso momento in cui il pro deve decidere se azzardare un ferro 8 in draw o un ferro 7 in fade, che i tempi di gioco si dilatano, come neppure la teoria della relatività di Einstein avrebbe mai potuto prevedere.

Regole di serie A e di serie B: non a caso lo dicevamo all’inizio.

Sul rispetto dei tempi, il Pga Tour pare ormai quel salumiere cui ordini un etto e mezzo di cotto, il quale, mentre affetta il prosciutto, ti guarda e dice: “A signò, sò du’ etti, sta?”.

Tradotto: quello che in America ti arriva sul piatto del gioco è sempre più di quanto dovrebbe essere.

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Cinquanta secondi per il primo che tira e quaranta per quelli a seguire: questo è il menù dei tempi offerto dalle regole sancite e scritte nella notte dei tempi di Saint Andrews; un minuto e trenta abbondante (c’è stato pure un caso di 4 minuti e 15 secondi quest’anno al Farmers Insurance Open Ndr) è invece quello che mediamente arriva sul piatto degli spettatori a casa, ai quali, però, a differenza che dal salumiere, non è neppure chiesto se stanno o no.

In definitiva, l’unica cosa che il golfista medio da casa ha imparato osservando le dirette dal Pga Tour non è come gestire la pressione dello score, né come effettuare una seria routine di gioco, né come salvare il par dal bunker. Nossignore. L’unica cosa che il golfista medio da casa ha imparato osservando le dirette del Pga Tour è che, per dirla alla Quasimodo, quando i pro iniziano a sfogliare il libretto enciclopedico che si portano in tasca, si fa subito sera.

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Ed è strano, perché, a dirla tutta, il rispetto delle regole è così profondo tra i professionisti, che sul Pga Tour ci si fustiga col cilicio se la pallina si muove di mezzo micron di millimetro rispetto a dove se ne stava bella ferma, s’interrogano squadre di patologi forensi per scoprire se si può rimuovere o meno un lombrico stecchito sulla linea del putt, si gioca un’estenuante partita di Shanghai quando si devono spostare dei rametti e delle foglioline dai dintorni della palla e si chiamano a risolvere problemi di equazioni trigonometriche interi team di giudici arbitri solo per riuscire a determinare il punto più esatto dove droppare.

Però, no, sul tempo, no: sul tempo il Pga Tour se la viaggia con un fuso orario tutto suo.

Morale, i secondi che sul circuito americano trascorrono abbondanti tra un colpo e l’altro sono come fiocchi di neve: spariscono magicamente mentre i giocatori decidono che farne. Peccato però che così, a lungo andare, spariranno pure i telespettatori.

Comments

2 Comments
  1. posted by
    Pierluigi Fracasso
    Mar 18, 2018 Reply

    Quello che mi è successo ieri sera: stavo per svenire.

  2. posted by
    Cesare Vitali
    Mar 18, 2018 Reply

    Purtroppo, se ti può consolare, era cosi (ma probabilmente lo è ancora) anche nella pallavolo: in serie A le regole sono formalmente diverse dalle serie inferiori, i falli a quei “campioni” (ma anche alle ultime riserve) sono diversi rispetto ai giocatori di serie C, i giocatori di serie A possono protestare come e quanto vogliono, mentre il solo capitano può chiedere spiegazioni (e basta!)… Tanto per fare due esempi…
    Ci sono diversi interessi in gioco e i giocatori “d’elite” giocano un’altro sport..
    Alla faccia del senso dello sport.

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