The Masters, è di nuovo Chicco vs Tiger

La prima volta che si sono incrociati, era il 2006, all’Augusta National. Chicco portava la sacca del fratello Edoardo nel primo giro del Masters, Tiger giocava nello stesso tee time.

Woods chiese a Edo se per caso conosceva un certo Molinari che giocava sul circuito europeo; Edo rispose: “è mio fratello, è quello lì, quello che mi fa da caddie”.

“Non è stato certo il miglior modo di presentarsi” ha sorriso Chicco, mentre in questi giorni racconatava l’aneddoto ai guardoni delle cose golfistiche riuniti in sala stampa.

Da allora, Francesco ha avuto modo di farsi conoscere per bene da Tiger Woods. Ha cominciato a fargli sentire di che pasta è fatto al Quickens Loans, quando lo stesso Tiger a giugno 2018 lo ha premiato dopo che l’azzurro aveva conquistato il suo primo titolo sul Pga Tour; poi, un mese più tardi, Molinari glielo ha ribadito a Carnoustie, nel quarto e decisivo round dell’Open Championship che hanno diviso insieme. E che tutti sappiamo come è andato a finire.

Infine, a settembre, l’apoteosi italica in Ryder Cup, quando su 5 match totali, Chiccuzzo ne ha disputati 4 contro Tiger. E li ha vinti tutti, diventando ufficialmente la bestia nera dell’americano.

Poi, qualche settimana fa in Texas i due sembravano destinati a giocarsi una finalissima da cardiopalma al WGC, ma gli dei golf sono capricciosi e hanno spostato l’appuntamento a oggi, al quarto round del Masters.

Dopo Costantino Rocca che nel 1997 giocò nel team leader di Augusta accanto a un giovanissimo Woods, questa volta tocca a Francesco fermare la cavalcata dell’ex numero 1 mondiale verso il suo 15° major. E l’azzurro lo fa partendo con due colpi di vantaggio su Tiger, ma soprattutto lo fa forte di una consapevolezza nei propri mezzi rocciosa come neppure il Nanga Parbat sa essere.

La storia dunque si ripete: dal 2006, giorno del loro primo incontro ad Augusta, a oggi sono trascorsi 13 anni, un’eternità. Quante cose sono cambiate, quante rughe in più esistono intorno agli occhi di loro due, ma pure di tutti noi, che viviamo da anni in un Paese sfinito da una crisi infinita e che ci affidiamo a Molinari, l’italiano meno italiano che esista, per rilanciare la nostra immagine nel mondo.

E allora, visto che la posta in gioco è altissima, vale la pena dare un occhio ai numeri con i quali Chiccuzzo si presenta oggi alle 15,20 (ora italiana) sul tee della 1 dell’Augusta National:

  1. degli ultimi 30 campioni del Masters, 23 giocavano nell’ultimo flight; quindi bene;
  2. nelle ultime 163 buche di un major, Francesco ha segnato solo 6 bogey (o peggio) per un totale di meno 31, quindi bene;
  3. solo in 4 casi negli ultimi 4 major un giocatore ha giocato 37 o più buche con un solo bogey: Molinari rappresenta due di questi 4 casi, quindi bene;
  4. negli ultimi 35 anni, oltre a Chiccuzzo sono solo 3 i giocatori che dopo 54 erano leader al Masters con 1 o al massimo 2 bogey sullo score: nel 2008 Immelman (che ha vinto), nel 1995 Frost (che ha chiuso 5°), nel 2001 Appleby (che ha finito 31°), quindi boh;
  5. solo Palmer, Watson, Seve e Tiger hanno vinto il Masters dopo aver conquistao l’Open Championship nella stagione precedente, quindi figata esserci;
  6. all’accoppiata Open Championship-Masters ci sono andati vicini pure Hogan (1954) e Nicklaus (1971) che ad Augusta hanno chiuso al secondo posto, qundi boh;
  7. nessun ex caddie di Augusta ha mai vinto la giacca verde, per cui…. FACCIAMOLO!

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