Un cinese sgancia una bomba sul Tour Europeo

Le nuove regole creano casino anche sui Tour: nei giorni scorsi, a prendere una penalità c’era andato vicino Enrichetto Stenson a causa di un droppaggio che, vittima dell’abitudine ancestrale, lo svedese stava per effettuare dalla spalla (e non dall’altezza del ginocchio). Poi, velocemente avvertito dal caddie, con una risata Henrik si era piegato sui menischi e aveva rimesso la palla in gioco.

Meno rapido coi neuroni, invece, è stato il caddie di Li Haotong, il Tiger cinese, che, alla 18 dell’ultimo giro dell’Omega Dubai Desert Masters, mentre il suo protetto stava per pattare da mezzo metro per il birdie e per il conseguente terzo posto, senza alcuna richiesta da parte del campione, si è piazzato dietro il giocatore sull’estensione della linea di gioco, per controllare se la mira di Li fosse giusta (vedi immagine di copertina NdR).

Morale: siccome le regole non lo permettono più (vedi la Rule numero 10.2b (4) nell’immagine più in basso NdR), il cinese si è subito beccato due colpi di penalità e di conseguenza ha visto sparire 100mila dollari sonanti dalle sue tasche.

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Ora: il caso finirebbe qui, se non fosse per la bomba che è arrivata ieri sera direttamente dal quartier generale del circuito europeo.

Keith Pelley, il potente CEO dell’European Tour, in un comunicato stampa, ha infatti preso le difese del giocatore cinese, “criticando” allo stesso l’impossibilità per i referee del circuito di avere un minimo di discrezionalità nell’applicare il regolamento.

“Fatemi subito dire – ha esordito Pelley- che la decisione presa dal nostro arbitro è totalmente corretta, ma sono anche fortemente convinto che il fatto che non esista alcuna discrezionalità permessa ai nostri referees quando devono applicare velocemente una regola è sbagliato ed è un problema che deve essere affrontato immediatamente con USGA e R&A”.

“Chiunque –ha continuato Pelley- sa che non c’è stata malizia nell’operato di Li Haotong e che il giocatore non ha tratto vantaggio dal suo comportamento: per questo motivo la penalità che lo ha retrocesso dal terzo al dodicesimo posto a mio parere è ingiusta”.

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Morale: mai nella storia del golf moderno si è visto un CEO di un qualsivoglia circuito pro difendere mediaticamente un giocatore (oltre che l’operato dell’arbitro che è pagato direttamente dal Tour), e, al contempo, riprendere “educatamente” USGA e R&A.

Ora: letto per come è stato scritto il regolamento, c’è penalità per il cinesino e il Comitato, infatti, ha deciso di aggiungere i due colpi in più allo suo punteggio proprio per come è stata scritta la regola.

Ma il problema vero nasce dalle parole “inizia a prendere lo stance” alla base della Rule 10.2b (4), ed è proprio questo passaggio che probabilmente lascia spazio all’interpretazione personale e che fa nascere i dubbi di Pelley, oltre alle tante chiacchiere online: secondo i video disponibili in rete (e secondo la foto in copertina), infatti, Li non sarebbe stato ancora nell’atto di “prendere lo stance” quando l’infrazione sarebbe avvenuta.

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Questione di secondi, forse questione di VAR.

Nel frattempo, per quanto rguarda noi dilettanti allo sbaraglio, nelle garette della domenica è assolutamente consigliabile non farci aiutare nella mira nè dal caddie, nè tanto meno dal nostro eventuale compagno di doppio: se non abbiamo un CEO o un bravo avvocato a prendere le nostre difese, possiamo essere assolutamente certi che i due colpi di penalità non ce li leva nessuno.

 

 

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