Viagra swing

C’è un interrogativo senza risposta che da oltre 25 anni mi si ripropone quasi quotidianamente. Una domanda assillante che oggi, a seguito di eventi che mi appresto a descrivervi, trovo finalmente il coraggio di girare, a mo’ di assegno, a voi gentili golfisti di sesso maschile. E mi aspetto una risposta, sia chiaro.

Per dirla tutta, raga, cosa c’è di così “viagrizzante” nello swing di una golfista con un handicap mooolto più basso del vostro? E, occhio: non provate a negare l’evidenza, che ho (purtroppo) un’esperienza seriale alle spalle per dimostrarvi che ho imprescindibilmente ragione.

Un esempio? Una delle ultime, classiche cene pre-natalizie. Mi presento all’avento avendo alle spalle 3 mesi di trattamenti bio-rivitalizzanti per pelle e capelli, non ho una ruga fuori posto, ho un mascara infoltente che fa delle mie ciglia una giungla in cui perdersi,  sono fasciata in un Versace da urlo e…. Niente. Nada. Rien de tout. Nothing. Ho il vuoto intorno. Non conosco nessuno e nessuno pare morire dalla voglia di conoscermi.

Siamo alle solite, con la classica situa da tappezzeria di quando tento di metamorfosizzarmi in un geco mentre si arrampica silenzioso sulla parete.

Ok. Niente panico: mi aggiro con nonchalance e un aperitivo in mano a caccia di un paio di chiacchiere interessanti.

Una noia mortale. Si discute di tate, scuole, figli, vacanze, viaggi, hai saputo che, ha visto che…

Il mondo cambia alla velocità di un post su Facebook, ma le chiacchiere restano sempre le stesse banalità.

All’improvviso, localizzo tre tizi che discutono di golf: dalle parole capisco che sono alle prime armi. Mi avvicino e mi permetto di fare un intervento che, tutto sommato, mi pare intelligente.

Non mi degnano di uno sguardo. E anzi: sono pure così infastiditi che manco mi rispondono. Amen, mi butto sul buffet in un quarto d’ora di noia mortale, fin tanto che il padrone di casa mi addressa e mi ripresenta, manco fossi una mulligan, ai tre principianti di poc’anzi: “La conoscete? È una giocatrice scratch”.

Apriti cielo: mi osservano come se fosse la prima volta che mi incontrano. Un ufo con scarpe chiodate. Un angelo in Footjoy. Strabuzzano gli occhi non davanti al mio Versace da urlo, ma davanti al mio handicap. E scattano (giuro) i biglietti da visita (ma ancora esistono?):  “Sai c’è un doppio sabato…”.

Beh: se come dicono la vita è un oceano e noi siamo i surfisti che aspettano l’onda su cui salire, sapete che c’è? C’è che aspetterò l’onda del sabato dopo, e poi quella del sabato dopo ancora, anzi, forse, già che ci sono, me ne resto a casa al calduccio con un buon libro in mano fino a marzo 2020, che in questo momento le uniche onde che mi interessano sono quelle dei miei capelli lucidi e perfetti dopo 3 mesi di trattamenti bio-rivitalizzanti. Peccato solo che nessuno le noti.

Comments

2 Comments
  1. posted by
    Paolo alberti
    Dec 3, 2019 Reply

    Li notiamo se c’è li fai vedere Isabella . Poi a quella festa dovevano esserci delle oche morte . E le oche morte sono morte con o senza handichap

  2. posted by
    Eligio Rous
    Dec 4, 2019 Reply

    È perché avere un aspetto ben curato ed accattivante non suscita tanto mistero quanto vedere uno swing, che produce un lungo lancio di palla, apparentemente senza sforzo. ” Ma come fa?” Ci si domanda.

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