Ciao, ciao Crans

Seguire l’Omega European Masters di Crans è quasi come il sesso: se in quest’ultimo caso la parte migliore spesso non sta tanto nell’atto in sé, ma in ciò che sta a monte -nel desiderio-, in questo torneo, la parte più figah non sta tanto nello stare in campo dietro agli score e ai colpi dei campioni, ma in ciò che di favoloso ruota tutt’intorno e che rende questa settimana di golf totalmente unica.

A differenza delle altre gare del Tour, qui tutto si svolge in una elegantissima bomboniera: c’è il percorso che è un diamante verde incastonato nel paese, le strade addobbate a festa, i negozi scintillanti le cui vetrine sono veri canti di sirene a cui resistere è stra-tosto, il Memphis in cui bere i miglior aperitivi della Svizzera in una location wow che pure la Ferragni troverebbe supermodaiola, i campioni in ogni angolo del paese che stanno al continuo gioco dei selfie e del “batti il cinque” dei tifosi e, sapete cosa?, ci sono pure i party più fighi dell’anno.

Qui l’amicizia è un’opzione easy: ti incontri magari per la prima volta al minigolf, ti ribecchi in campo a seguire Tommy Fleetwood, ti abbracci come se solo il fatto di essere lì significasse condividere qualcosa di vitale e finisce che, all’ora dell’aperitivo, con i tuoi nuovi best friends, t’innaffi la gola con un mega gin tonic profumato e una pizza firmata Italia nell’atmosfera hollywoodiana del Memphis.

Qui è così. Qui la divina semplicità confina con la grazia del momento. E infatti qui, in questa settimana da scenario impareggiabile, ho conosciuto amici indimenticabili che mi hanno accolto come se fossi una di famiglia da viziare e coccolare: Alessandra (e il suo senso dell’ospitalità), Greg (e la sua simpatia), Anna Maria (e le sue borse pazzesche), Isabella (e la sua verve), Jean Marc (e il suo spirito ballerino), Cosimo (e la sua passione golfistica), Samantha (e i suoi consigli preziosi), Davide (e la sua architettura degna di una zarina).

Ma se c’è una cosa che devo assolutissimamente dire prima di partire per tornare a casa è questa: senza Mario e Super Tina tutto questo non sarebbe stato possibile. Grazie ragazzi, mi avete regalato un sogno lungo una settimana: vi lovvo!

Poi, in tutta onestà, chi ha vinto il torneo, non lo so, perché nel momento clou io sarò in auto nel tunnel del San Bernando (si spera) verso casa.

Voglio dire: non sarò una mega giornalista integerrima sempre sul pezzo, ma chissenefrega. Credo che il bello di The Bogey Blonde sia proprio questo: provare a vedere e a scrivere cose che gli altri non vedono e non scrivono. Come il fatto che il leader provvisorio della quarta giornata, Scott Hend, la cui moglie è sulla sacca del marito dall’inizio del torneo, l’anno scorso, dopo aver perso il titolo al play off, abbia donato 30mila euro del suo premio in beneficenza. Un gesto da campione vero: che poi l’australiano non abbia vinto, beh, nel computo totale della vita, poco importa. Piuttosto, ciò che conta è capire che la via che conduce al successo non è mai diretta, ma è invece come un colpo di carambola. Nel frattempo, lasciare un pezzetto del tuo cuore ovunque tu vada è un ottimo viatico per essere sempre e comunque un vincente.

 

 

 

 

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