10 COSE IMPARATE DOPO IL 1° GIRO DEL PGA CHAMPIONSHIP

  • Che se su un Boeing 747 in volo sopra l’Oceano Atlantico Andrew Johnston “The Beef” fosse seduto nel sedile accanto al mio, farei tutto il viaggio nell’ansia di vederlo estrarre una cintura esplosiva;
  • che da come smazza, il quasi cinquantenne Steve Stricker non è quasi senior, è diversamente giovane;
  • che sotto pressione, la testa del putter di Sergino Garcia arriva sulla palla con un ritardo che Trenitalia levati proprio;
  • che con la salivazione che Dustino Johnson produce in campo, si potrebbe irrigare il Mali intero;
  • che ultimamente in gara il putt di Rory McRory funziona sul genere di “Pochino Express”;
  • che a durare in eterno non è mai l’amore, ma la propensione verso i tre putt;
  • che nel lasso di tempo in cui Giordanello Spieth decide di staccare il bastone, io ho già apparecchiato la tavola e scolato la pasta;
  • che se è vero che The Beef è il nuovo idolo delle folle golfistiche, allora è evidente che il vuoto lasciato da Tiger è incolmabile;
  • che da neurogolfista quale sono, ogni volta che gioisco perché alla tv vedo un fenomeno del green spararne un miliardo, capisco che il “Cogito ergo Sum” di cartesiana memoria è niente di fronte alla forza del moderno “Rosico ergo Sum”;
  • che visto l’interesse mediatico che suscita il golf femminile, programmare il British Open delle donne nella settimana del Pga Championship non è esattamente una furbizia.

 

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