10 cose “povere” del golfista medio italiano

10 cose “povere” del golfista medio italiano

 

  • Spararsi il selfie con la coppetta della domenica nella mano sinistra e il segno di vittoria nella destra: ca@@o avrai vinto, viene subito da domandarsi;
  • la ressa da Burkina Faso al buffet offerto dallo sponsor, sul quale gettarsi con scatto felino che Bolt levati proprio. Roba che se questa umanità varia ed avariata uscisse dai green (e dai nostri maroni) con la stessa velocità con cui si tuffa sullo stuzzichino, i tormenti delle gare finirebbero in 4 ore e 15 minuti max;
  • la caccia al tee time dell’Invitational di metà settimana da esibire con fare figherrimo alle cene con gli amici: della serie, sono uno che conta, io;
  • le 4 palle del week end giocate come se non esistesse un domani e soprattutto come se non esistesse la stableford;
  • festeggiare su facebook l’ingresso al circolo con tanto di foto con bocca a culo di gallina, perché far vedere che giochi a golf fa figo;
  • il look tecnico firmato da capo a piedi che Riccardino Fowler al confronto pare un benzinaio di Gallarate. Come se poi l’abito facesse il golfista…
  • le vellutate leccate di culo che iniziano a marzo e proseguono fino ad esaurimento saliva per assicurarsi un posto nella pro am de luxe dell’Open di settembre;
  • se richiesti dell’handicap, nel dubbio dichiarare quello Ega che suona sempre meno sfigato;
  • segnare a sua insaputa l’amico in gara per occupare un posto vuoto nel tee time, salvo poi dimenticarsi di avvertirlo e/o sostituirlo;
  • incontrarsi in giro, sentirsi chiedere come va e rispondere con nonchalance: “sto lavorando su un paio di feeling sullo swing”;

 

TO BE CONTINUED

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