2017, metto like a…

In tempi di social imperanti, desidererei chiudere questo rocambolesco 2017 di golf imitando ciò che Facebook mi ha ormai insegnato a fare quotidianamente: ovvero apporre il “like” su ciò che realmente mi piace.

Nel nostro quadro golfistico nazionale, non nutro alcun dubbio: il mio pollice alzato va senza indugio ai dilettanti italiani delle due squadre azzurre, quella maschile e quella femminile.

Al netto dei risultati eccezionali che ancora una volta i team degli amateur hanno ottenuto nel corso di questa stagione, ciò che ha colpito e che ha lasciato il segno nella mia memoria da criceto è la solida preparazione dei ragazzi, che è tanto più sorprendente, tanto più si considera la loro giovane età.

Nel corso di quest’anno, ho avuto la fortuna di approcciare da vicino Lorenzo Scalise, Stefano Mazzoli, Alessia Nobilio e, solo via Skype, anche Virginia Elena Carta: tutti loro rappresentano certamente la punta dell’iceberg di un movimento, quello dei ragazzi delle nazionali, che, nonostante i numeri esigui, riesce sempre e comunque a mobilitare le classifiche internazionali.

Osservandoli in campo, vedendoli praticare, parlandoci via internet, ho imparato questo: che ogni molecola che questi quattro ragazzi si portano appresso ha tatuata su di sé le parole “impara e migliora”. Che è la curiosità il motore del loro progresso tecnico. Che non vergognarsi dei loro limiti è l’occasione che si danno giornalmente per scavalcarli. E, soprattutto, questo: che il successo è fatto di una sostanza un po’ più delicata di quella dei sogni; se non si sa come gestirlo, è facile che si disperda come minuscole schegge di un vaso di ceramica Meissen caduto in terra.

Per questo motivo, il mio plauso è indirizzato non solo a questi giovani talenti, ma anche a tutti i tecnici che li gestiscono all’interno delle squadre italiane: la solida preparazione e la maturità golfistica dei ragazzi è frutto del lavoro svolto con questi coach, della profonda conoscenza tecnica, nonché dell’esperienza imparata sul campo, degli stessi allenatori.

Ora, l’insegnamento che le altre giovani promesse che ancora sognano la maglia azzurra possono trarre da questi ragazzi è triplice: primo, mai aver paura di chiedere, perché nessuna domanda è stupida, quando semmai lo sono le risposte, qualche volta.; secondo, mai smettere di essere curiosi, perché è la curiosità il vero motore del mondo; terzo, il lavoro batte sempre il talento, se il talento non lavora abbastanza.

Infine, una sola è l’indicazione che, per i genitori che hanno figli impegnati in una seria attività agonistica, arriva direttamente dall’esempio di questi campioncini: al netto del golf, se potete, ai vostri ragazzi fate praticare più sport possibili. La coordinazione, la forza esplosiva, la propriocezione, l’organizzazione mentale e la concentrazione ne gioveranno assai, perché, fidatevi, il golf da solo non basta.

Buon 2018 a tutti.

(da Golf & Turismo, dicembre 2017)

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