Lpga Tour? Urge una Cleopatra

Probabilmente non ve ne sarete accorti, ma In Kyung Kim ha vinto a Kingsbarns il RICOH Women’s British Open, la versione in rosa dell’Open Championship appena conquistato da Giordanello Spiethato Spieth in quel di Birkdale.

Sarà sicuramente colpa di una mia imperdonabile forma di pigrizia mentale, oltre che di un intollerabile pressapochismo, ma in tutta onestà non so di quale diamine tra le cinque Kim delle prime 100 della money list americana stiamo parlando. Che poi, a essere precisi, ci sono pure almeno dieci Lee e una cinquina di Park a incasinare oltre modo i risultati sui tabelloni dei tornei dell’LPGA Tour. Il tutto al netto delle due Kim, della Ryu, dell’ennesima Park e di una certa Hur solidamente al comando della classifica della top ten statunitense.

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Insomma, sono purtroppo lontani i tempi in cui sapevi che al numero 1 c’era una certa Ko il cui nome non solo era facile da memorizzare, ma pareva pure un solido memento per le avversarie di turno.

Adesso che la Ko –mannaggia a lei- è scesa al numero 26 della money list dell’LPGA Tour, a noi guardoni del green non restano che due chance: o stare in equilibrio precario sulla sottilissima linea rossa dei dettagli che fanno quella minima differenza tra una giocatrice l’altra, o arrendersi senza vergogna e tirare a indovinare quale delle svariate Kim Lee Song Park Choi In Gee Shanshan Feng sia saldamente sulla vetta.

Ecco, io mi sono arresa, raga, perché sapete che vi dico? Che alla fine s’impiega meno tempo a riconoscere bendati il nome di un qualsiasi modello di borsa di Prada, che una di queste Kim Choi Hyang Sung Tofusolamoto.

Non so a voi, ma a me pare di essere tornata ai tempi della scuola, quando nell’ora di storia ero obbligata a districarmi tra i faraoni della dinastia Tolemaide: tutti uguali, si differenziavano solo per il numero. C’era Tolomeo primo, secondo, terzo, quarto, quinto, e così via fino al tredicesimo, quando, grazie a Dio, arrivò una certa Cleopatra a toglierci d’impiccio facendo fuori in quattro e quattr’otto i fratelli numero quattordici e quindici. Ma si sa, le donne hanno questo di bello: la praticità. Per cui a noi golfisti non resta che sperare nell’avvento di una Cleopatra dello swing dotata di un serio killer instinct, che riporti un po’ d’ordine in questo marasma orientale (e che mi salvi dalle interrogazioni sulla storia del golf femminile)

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