Anche nel golf la lunghezza è un problema

Da che mondo è mondo e da che Saint Andrews (buon’anima) ci ha piazzato un bastone in mano, si discute e ci si infervora da sempre su quanti sono i metri o le yards che copriamo con il driver dal tee.

Niente di nuovo all’orizzonte, direte voi: la lunghezza è storicamente un argomento topico in qualsiasi tipologia di discussione si stia affrontando, soprattutto in ambienti ad alto tasso testosteronico.

Dunque, essendo il golf uno sport di gran lunga (ops, di nuovo quella parola) maschilista e sciovinista, di lunghezza (dal tee) se ne parla molto anche ai bar delle club house, come negli uffici polverosi dei governing bodies, ovvero nelle stanze della R&A e dell’USGA. E se ne parla così tanto che proprio da questi uffici sono da poco emersi i dati finali di una lunga ricerca circa le distanze che i moderni driver permettono ai giocatori. Ma –sorpresa!- gli esiti non sono quelli che vi aspettereste.

Prendendo in esame le stagioni comprese tra il 2003 e il 2016 e studiando 285mila drive all’anno attraverso le statistiche di ben 7 tour maggiori, oltre a quelle dei top amateur maschili e femminili, il risultato è che, in questo decennio e più, la distanza media dal tee è cresciuta solo dell’1,2%, con una media annua microscopica di +0,2 yard.

Praticamente solo il Pil italiano, con la sua andatura da lumaca ubriaca, viaggia di meno e più lentamente.

Ma non solo: tutti i dati relativi alla velocità della testa del bastone, all’angolo di lancio, alla velocità della palla e al relativo spin, sono praticamente invariati dal 2007. E ancora: nel 2003, i dieci giocatori meno potenti del PGA Tour e dell’European Tour erano più corti rispetto alla media totale dei circuiti del 6%, mentre i più potenti erano più lunghi della media del 7%: orbene, da allora i dati non si sono spostati di una virgola.

Naturalmente, è con grande entusiasmo che Martin Slumbers, Ceo della R&A, ha dichiarato che “nell’interesse della trasparenza, è importante che noi si continui a studiare dati e fatti relativi alla distanza con il driver”.

Tutto bene, se non fosse che manca un dato importante alla ricerca. Appurato che dal 2003 a oggi la distanza dal tee non è si è allungata granché, sarebbe interessante sapere relativamente agli stessi anni quanto per esempio è cresciuto in percentuale il numero di giocatori ben oltre le 300 yards. Perché la sensazione è che se i metri non sono aumentati, sono però aumentati -e di molto-  i giocatori che col driver in mano paiono non accorgersi dell’esistenza della forza di gravità.

Sostanzialmente con i driver di ultimissima generazione si sta verificando la stessa rivoluzione che ha avuto luogo quando per la prima volta uscirono sul mercato i sand iron con i grooves rimodellati, che permisero a tutti -e non solo alle mani di Ballesteros- la magia del back spin negli approcci in green.

Il risultato, oggi come allora, pare l’appiattimento generale del gioco e l’apertura di inaspettati orizzonti di gloria per numerosi Carneadi dei tour.

 

 

Comments

2 Comments
  1. posted by
    Gianni Belforte
    Feb 17, 2017 Reply

    Io vorrei sapere quanti drive sono finiti in farway e quanti in rough oltre i 200 metri!!

    • posted by
      Isabella Calogero
      Feb 18, 2017 Reply

      chiedilo a R&A e USGA

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