Bryson, il putt e il problema della parallasse

Diciamocelo: esistono determinate regole di tecnica nel golf, ma in determinati spazi circoscritti –il green, per esempio- quelle stesse regole cadono nel vuoto e rimbalzano silenziose.

Morale: il green è quella bolla di realtà golfistica in cui le cose che fuori di lì appaiono strane o sghembe, lì invece possono miracolosamente funzionare alla grande.

Lo sa benissimo Bryson DeChambeu, un tipetto sveglio che è convinto che se coltiverà nel suo swing ciò in cui crede, ciò in cui crede prima o poi arriverà. Tradotto: il ragazzo è sicuro che applicando pedissequamente le leggi della fisica al golf, i suoi score ne trarranno grande giovamento.

Con queste premesse, non deve dunque stupire la nuova tecnica di putting che il biondo Bryson sta mostrando in queste ore al FT Shootout: un side-saddle alla Sam Snead rivisitato in chiave moderna, con un grip arm lock.

Vedere la foto in alto per capirci qualcosa.

Deluso dalle sue statistiche di putting (era 166° sul Pga Tour la passata stagione) e convinto di essere “il migliore golfista al mondo da due putt a green”, DeChambeau ha cambiato radicalmente la sua tecnica, presentandosi al torneo con un putt da 57,5 inches di lunghezza (esattamente come tutti i suoi ferri), con uno stance laterale e con il solo braccio destro che aziona un pendolo perfetto.

L’ha definita una tecnica “più biomeccanica” di quella precedente.

Ma ciò che pare buffo, non necessariamente deve essere anche stupido.

Anzi.

La verità è che quando con il putter in mano ci allineiamo verso la buca, in realtà il 99% delle volte la direzione del nostro sguardo non è mai perfettamente in linea verso il nostro target, ma ha un piccolissimo angolo di errore.

Per dire: un allineamento errato anche di soli di 3°, si può tradurre in un putt perfetto che però passa 2 inches a destra della buca.

È il cosiddetto problema della parallasse, quel fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione.

Se pattiamo di fianco alla palla, con un normale address, l’errore della parallasse è sempre dietro l’angolo.

Mirare correttamente, infatti, è più facile quando gli occhi sono posizionati dietro la linea verso il bersaglio e paralleli alla linea dell’orizzonte e non quando invece sono (come abitualmente sono) paralleli alla linea d tiro: l’errore di parallasse diminuisce sensibilmente e si vede anche con più precisione la linea di tiro.

Morale: le cose non cambiano mai; sei tu che cambi il modo di guardarle. Soprattutto sul green. Ma evidentemente non sempre questo è di aiuto.

In questo scenario caratterizzato dalla mancanza di punti di vista certi, l’unica buona notizia è questa: che al prossimo putt che lisceremo da un metro, sapremo che non è tutta colpa nostra, ma anche di quella gran bastarda della parallasse. Comunque, mai una gioia.

 

 

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