Chicco: le aspettative rendono la buca più piccola

Raga, servono sei-sette birdie ancora.

Non lo dico io, ma lo dice Chiccuzzo nostro: occhi bassi sui numeri della sua mappetta, nella terza giornata dell’Italian Open, il torinese ha macinato gioco da tee a green, mandando a nanna le migliaia di tifosi con un sogno nel cassetto, il triplete nel torneo di casa.

Meno 15, meno 5 di giornata, il Chiccuzzo è, insieme a Tyrrell Hatton, a due sole lunghezze dal leader che non ti aspetti, l’inglese Matt Wallace, che nel sole di Monza si è issato fino a quota meno 17.

Un golf palindromo, quello di Molinari, se così si può dire: saggio e aggressivo allo stesso tempo. Merito di uno swing solido che, dopo le “sbavature” minime di giovedì, pare aver ritrovato consistenza e ripetitività: “A volte gli score mentono – suggerisce Francesco- guardi i numeri e credi di aver espresso un buon golf, quando invece hai solo gonfiato il punteggio con putt miracolosi. Tipo giovedì, nel primo giro. Oggi invece tutto è filato alla perfezione: drive, ferri e putt. Per questo mi sento ottimista per domani”.

Beh, si sa, migliorare nel corso del torneo è una caratteristica dei grandi campioni: essere capaci di sostituire con l’esperienza quel senso di spaesamento che ti assale quando i colpi non girano (o magari girano troppo), senza per questo perdere il desiderio di vittoria. Pare facile, ma non lo è e difatti questa capacità è una delle chiavi per scalare le classifiche fin su quella vetta dove pochi arrivano. Poi, per ripetersi, come magari Chicco a Monza, ci vuole anche molto altro.

Cosa, per esempio?

“Restare nella propria bolla, concentrarsi su se stessi: un fairway e un green alla volta. Suona semplice, ma non lo è. Però vado al riposo con uno score pulito, non macchiato da neanche un bogey, quando invece nelle prime 36 buche ne avevo marcati 5: troppi, se si vuole vincere il torneo”.

Quanti birdie servono, invece?

“Direi sei, sette. Poi dipende anche dagli altri: siamo tutti lì in un mucchio, mentre l’anno scorso era stato un match play a due tra me e Willett. Questa volta tutti abbiamo una chance e lì in alto ci sono giocatori con nomi pazzeschi, però io sono consapevole delle mie chance”.

Aspettative?

“Mai. Le aspettative rendono la buca più piccola. Il mio lavoro sarà solo centrare più piste e green possibili per poi darmi più possibilità di birdie. E poi c’è anche il fatto della buona velocità…”

Cioè?

“Oggi sui green ho sempre mantenuto un’ottima velocità, il che mi dà un’enorme fiducia. Ho imbucato il birdie alla 17 e il putt alla 18 era fantastico pur da lontano: sono bei feeling per chiudere la giornata”.

Beh, poi si sa: qui a Monza, a pochi metri dal circuito e dai box Ferrari, la velocità è tutto. Soprattutto se si ha controllo.

 

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