Chris Wood: un lungagnone a Wentworth

Il successo è sempre di chi sa sfruttare al meglio le proprie disposizioni naturali e a controbilanciarne i limiti. Ma se sei uno spilungone segaligno di quasi due metri e se sei pure un golfista professionista, potresti sì avere dalla tua la possibilità di individuare tratti di orizzonte improvvisamente fulgidi altrimenti inaccessibili da cui trarre vagonate di motivazioni ottimistiche, ma, per contro, essendo così lontano dalla pallina, potresti pure incontrare una maggiore fatica a incocciare la sfera in una modalità quanto meno degna.

Ora: Chris Wood, il tipo che ha testé vinto il Pga Championship a Wentworth, è lungo addirittura 1 metro e 96.

Non fatevi trarre in inganno dalle immagini televisive: non ci sono sul Tour giocatori altrettanto alti. Anzi. Rory, Sergio, Danny, Martin sono tipi piccolini se paragonati a come appaiono a un primo sguardo televisivo. E nel passato erano normotipi con baricentro basso anche i vari Watson, Palmer, Nicklaus, per non parlare poi di Gary Player.

La verità è che se sei alto con leve infinite come il roscio Wood, la coordinazione non è che te la porti proprio da casa: il rischio è quello di swingare assomigliando a una bombola di pezza in caduta libera dal ventesimo piano. E il motivo è semplice e assolutamente fisico: con il baricentro più lontano dalla palla, anche le leve viaggeranno a una distanza siderale, con il risultato che coordinazione ed equilibrio diventano qualità rare come una sorpresina di valore nell’ovetto Kinder. Non solo: anche la ground reaction force che dovresti esercitare sul terreno nella prima fase del downswing, potrebbe risultarti simpatica come un’uveite infetta agli occhi.

Insomma: se sei uno stampellone di quasi due metri, l’unico vantaggio che puoi avere sul resto del field è giocare con bastoni di una o due inches più lunghi e dunque, in parole poverissime, il tuo ferro 3 potrebbe assomigliare a un legno 3.

Sarà per tutta questa lunga sfilza di motivi che quello spilungone di Chris Wood suda come un dannato in palestra e si impegna da anni in un faticoso percorso di proprioricettività: il tutto con lo scopo ben chiaro di migliorare il proprio equilibrio fisico e motorio. E oggi il roscio lungagnone, andando a vincere a Wentworth con un fisico più da giocatore di basket che da golfista, ci ha dimostrato non solo che il lavoro serio alla fine paga sempre, ma anche che al giorno d’oggi il mantra del campione non è più solo vincere, ma vincere senza omologarsi agli altri, facendo della propria diversità, il proprio punto di forza.

 

 

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