Come cambia e come cambierà il golf del futuro

Se siete stati attenti, avrete notato che una larga fetta del mondo del golf sta cambiando e a partire dal prossimo anno cambierà ancor di più, anzi, praticamente lo sta già facendo alla velocità della luce.

Nuove formule di torneo più o meno accattivanti si stanno facendo largo sia sul Pga Tour, che sul circuito europeo e l’uso della tecnologia anche nelle dirette televisive è sempre più preponderante.

Cambiano le regole: l’ultimo esempio è quella che di fatto ha cancellato la possibilità per il telespettatori di chiamare da casa per segnalare infrazioni non visibili a occhio nudo, ma le rules of the game saranno rivoluzionate totalmente a partire dalla prossima stagione.

Suvvia, lo sapete tutti.

In campo tecnologico, nuove e fino a poco tempo fa impensabili possibilità permettono al golfista non solo di migliorare, ma anche di divertirsi in presa diretta in community mondiali online; in futuro potrebbe addirittura mutare il giro regolamentare riducendosi da 18 a 12 buche, e, ancora, si sta trasformando la moda intorno al green. Ma molto e molto altro ancora sta accadendo o accadrà a breve.

In verità, in questi stessi giorni l’intera industria del green si sta interrogando sugli stessi temi che ho affrontato nelle righe precedenti, ma lo sta facendo con una visione di amplissimo respiro. Voglio dire: il business si sta già muovendo, ma con uno sguardo di qualche centinaio di metri più avanti rispetto al nostro.

Mentre noi infatti discutiamo se sia più o meno rispettoso dell’etichetta giocare indossando i leggings, l’industria globale del golf sta invece lavorando alacremente per capire e determinare come il nostro sport si possa integrare al meglio nel mondo del futuro che verrà.

In questo scenario golfistico da Blade Runner nel quale è divertente scomparire per poi riemergerne arricchiti di nuove idee e visioni, non è improbabile immaginare tra qualche anno i pro impegnati nel creare una versione olografica e tridimensionale dei video degli swing degli allievi, nella quale poter mostrare loro l’esatta posizione delle mani e del bastone. In pratica, nel corso della lezione, i golfisti dovranno solo imitare se stessi nella propria versione tecnologica. E ancora: è possibile che attraverso i dati raccolti dal cellulare tramite una App, quando in futuro saliremo sui golf cart muniti di Gps, ancora prima di tirare il nostro tee shot vedremo comparire sui monitor il video di dove potrebbe atterrare il nostro drive. E non è neppure follia immaginare che a breve, indossando magari solo un paio di Google Glass, potremo immergerci in una realtà virtuale nella quale divertirci a giocare nel team leader dello US Open, magari a fianco di Dustin Johnson.

La tecnologia del futuro, inoltre, ci permetterà di utilizzare sempre meno acqua per irrigare i green e i fairway e di sprecare meno energia elettrica.

I golf cart si guideranno da soli e viaggeranno al nostro fianco, ma a mezzo metro da terra, evitando così di danneggiare l’erba rasata.

Nel frattempo, gli esperti di neuroscienze e i ricercatori genetici stanno cercando di individuare i geni che contribuiscono all’intelligenza, al comportamento e persino ad alcune doti come l’orecchio assoluto: Google e miliardari come  Zuckeberg e Musk sono alla frenetica rincorsa dell’Intelligenza artificiale. E (purtroppo) pare che non siamo troppo lontani dal fare tombola. Non è detto che in futuro non si possano vedere  in campo robot golfistici  sfidare i vari Dustino DJ Johnson, Rory McRory, o Adamello Scott.

Per ora, al netto dell’ I.A., il golf del futuro, sembra comunque annunciarsi come sport meno faticoso ma più facile, come disciplina meno rigorosa, ma più abbordabile.

Eppure, mentre immaginiamo e sogniamo swing da manuali, il futuro è già qui e ci racconta che, nonostante tutti i recenti miglioramenti dell’attrezzatura e delle tecniche d’insegnamento, l’handicap medio mondiale resta incollato al 18. Perché in fondo la verità vera è una sola: che quello che dicono faccia il futuro, tutto sommato lo fa solo la pazienza.

Insomma, come oggi, anche nel futuro ci toccherà praticare. E pure molto. Rassegnatevi: perché il talento è importante, sì, ma ancora più importante è riuscire a coltivarlo e svilupparlo.

(Da Golf e Turismo, aprile 2017)

 

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