Come internet sta uccidendo il golf

Un recente studio fatto nella Silicon Valley sostiene che i gadget tecnologici invadenti e male utilizzati ci si stanno ritorcendo contro. In buona sostanza, internet, il cellulare, l’Ipad e tutte le altre diavolerie di ultimissima generazione, starebbero diminuendo, anziché aumentarla, la nostra efficienza.
Secondo la ricerca di cui sopra, il 45% di noi non riuscirebbe più a concentrarsi per più di 15 minuti consecutivi senza cadere nella trappola di una piccola interruzione: che sia una mail in arrivo, il suono di un messaggino di whatsapp, o la curiosità di leggere l’ultima notifica di Facebook, poco importa. Piuttosto ciò che conta è che questa massa informe di piccole e continue distrazioni sposterebbe senza sosta la nostra attenzione in un “altrove” sempre potenzialmente migliore.
In un perenne e vizioso multitasking, siamo diventati tutti vittime di quel delirio di onnipotenza quotidiano che ci spinge a fare continuamente 2 o 3 cose insieme: parlare al telefono, attraversare la strada, chattare in un gruppo di whatsapp. E perché no, qualche volta, anche pensare. Se non fosse che il nostro pensiero, bombardato da così tanti stimoli dal cyberspazio, nel suo sforzo di privilegiare la velocità a discapito dell’accuratezza, sta perdendo profondità oltre che lucidità.
Immersi dunque in una cultura 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, nella quale chiunque si aspetta da chiunque sempre e solo una risposta entro pochi minuti, non stupisce che in tutto il mondo – non solo da noi- il golf stia perdendo fascino e attrattiva. E che li stia perdendo soprattutto tra le fasce più giovani, quelle che parlano al cellulare mentre studiano con la playstation accesa scaricando la hit del momento che stanno condividendo da Itunes.
Alla luce di quanto vi ho raccontato, mi domando e vi domando allora come sia possibile immaginare il futuro di uno sport che per essere giocato richiede l’immersione per 5 lunghissime ore in un santuario interiore, quando invece viviamo quotidianamente una vita nella quale non siamo più abituati a restare concentrati per più di 15 minuti.

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