Da Vilfredo Pareto, a Patrick Reed, passando per Coco Chanel

Alla fine dell’Ottocento, l’economista Vilfredo Pareto arrivò a enunciare il seguente principio: “La maggior parte degli effetti è dovuta a un numero ristretto di cause”.

Tradotto: solo il 20% delle cause produce l’80% degli effetti. Da qui, il principio del “minimo sforzo” enunciato alla fine degli anni ‘90 da Richard Koch secondo la formula 80/20.

In buona sostanza, anche secondo Koch la stragrande maggioranza dei risultati che si ottengono nel mondo derivano da una minuscola quantità di sforzo.

Morale: se riusciamo a cogliere le poche forze decisive che agiscono in noi e intorno a noi, possiamo dosare i nostri sforzi in modo da moltiplicarne l’efficacia.

“Dobbiamo agire come se avessimo meno tempo –sostiene Koch i cui libri nel frattempo sono stati tradotti in 35 diversi paesi- ed eliminare dalla nostra vita le cose inutili, quel troppo che si porta via l’80% delle nostre giornate”.

Una simile rivoluzione dell’uso del tempo andrebbe studiata sui Tour di mezzo mondo e, in effetti, senza arrivare a scomodare Pareto, o Koch, o chicchessia, i governing bodies del golf si stanno muovendo proprio in tal senso in previsione dell’anno prossimo, quando molte delle regole saranno cambiate per velocizzare i tempi di gioco in campo.

Nel frattempo, è cascata a bomba sul tema suddetto una dichiarazione di Patrizione Reed, resa ai cronisti in occasione del terzo giro del recentissimo Wells Fargo Open, quando era il leader del torneo.

Alla domanda sul come, dopo un lungo periodo di crisi, avesse ritrovato la forma, il texano, senza scomporsi, ha risposto di aver semplicemente “ripulito” la routine sul putt: “Sono tornato a fare quello che facevo da ragazzo: leggevo le pendenze, mi fidavo dei miei occhi, colpivo e imbucavo. Tutto qua: ho eliminato in grandissima parte la lettura del libretto con le percentuali delle pendenze. Ho ridotto all’osso quello che facevo da qualche tempo in green”.

La formula 80/20 di Koch, in poche parole: Patrizione ha eliminato ciò che di superfluo combinava in green e si è concentrato solo su ciò che per lui era decisivo: l’abilità dei suoi occhi e il tocco vellutato delle sue mani. Con il minimo sforzo, ha portato a casa l’80% del risultato.

Per carità, la teoria dell’80/20, non è un invito alla pigrizia, ma semmai la consapevolezza che facendo di meno si può ottenere di più, invece che perdere tempo in mansioni poco utili, ma è indubbio che si tratti di un concetto parecchio ostico per chi è cresciuto in una cultura -come quella sportiva, per esempio- che pare premiare sempre e solo il sacrificio

In ogni caso, a ripensarci bene, ancora prima di Pareto o di Koch, alla stessa formula dell’essenziale come causa del massimo effetto era arrivata Coco Chanel: “Prima di uscire – spiegava la stilista- mi guardo allo specchio e tolgo sempre qualcosa”.

Dunque Coco docet: otteneva sempre il massimo dello chic, con il minimal dello sforzo. In fondo, ancora oggi non ci ripetiamo, less is more?

 

 

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