De Chambeau: sono uno scienziato che crede in Dio

Quando chiacchieri con Bryson de Chambeau – il fenomenale giovane americano neo laureato in fisica che fa impazzire le folle con i suoi shaft tutti lunghi uguale- può capitare che il ragazzo ti spieghi con fare serio da scienziato pazzo che no, che lui i colpi li tira sempre all’85% della forza, non una virgola di meno, non una virgola di più.

Capita che tu a quel punto ti chieda perché tirarli proprio all’85% e non –chessò- al 90% o al 70%, però fai finta di niente e in cuor tuo rimpiangi di non aver studiato più fisica o matematica ai tempi ignoranti della scuola.

Capita anche però che tu t’incuriosisca e vada avanti con le tue domande, perché questo biondo statuario che sfodera il ferro 8 da 176 metri merita decisamente qualche approfondimento in più.

“Non ho giocato bene negli ultimi due mesi –racconta- ma ci vuole tempo per mettere a punto la transizione da amateur a pro, è solo questione di tempo. Tutti ci sono passati, anche Jordan Spieth. Però so che l’anno prossimo ci sarà da divertirsi: devo solo continuare a fare al massimo il mio lavoro”.

Lavoro: deve essere una parola che suona costantemente nella testa del giovane Bryson, se è vero che sul suo sand iron è stampata a chiare lettere la formula di quella che lui chiama la “work equation”, l’equazione del lavoro. Non chiedetemi cosa significa: a stento nella mia vita ho imparato il teorema di Pitagora, figuriamoci se posso entrare nei meandri delle leggi della quantistica.

Ora: non sarò una scienziata, ma sono una golfista e da golfista so bene che se sul campo si prova a controllare tutto come se il golf fosse un teorema matematico, alla fine non si racimola un granché, dal momento che il nostro sport è un gioco governato da una miriade di variabili ingovernabili. Ma Bryson il fisico non la pensa affatto così, anzi:

“Sì, è vero, quando giochi non puoi controllare ogni aspetto, ma puoi provarci al massimo delle tue possibilità. E’ uno schema: se provi a capire tutto e a risolvere tutto, arriverai vicino alla perfezione. È il mio modo di pensare. E poi c’è una frase che mi ripeto spesso: dobbiamo sforzarci per ottenere protezione. Se lo facciamo, magari non otterremo la perfezione, ma conquisteremo l’eccellenza lungo la vita”.

E questa protezione di cui parli te la dà la scienza? “Anche Dio, se è per questo”.

Vuoi dirmi che sei un fisico che crede in Dio? Non ti sembra un controsenso? “Vedi, io credo che lui abbia creato l’universo e che la fisica o la scienza in generale non sia altro che un qualcosa che noi umani utilizziamo per cercare di avvicinarci a lui, per capire esattamente come ha fatto. La scienza è il nostro modo di arrivare a lui. Se le vedi così, le due cose, Dio e numeri, non sono in contrapposizione. O, almeno, io la penso così”.

Ok, ma se allora Dio fosse un golfista, a chi avrebbe copiato lo swing? “Guarda, se lui fosse un golfista, credo che non avrebbe neppure bisogno di swingare. Non credi?”

 

 

 

 

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