Due parole sul golf da Rio…

Grazie alle premurose indicazioni di qualcuno di voi, ho potuto scovare sulla piattaforma Sky il canale Rai Sport dove trasmettono il torneo di golf olimpico. Tradotto: ho potuto seguire anch’io un’oretta di diretta da Rio e dunque anch’io mi sono potuta fare un’idea sulla tanto bistrattata qualità della telecronaca.

Beh, diciamo innanzi tutto che televisivamente il campo non si presta affatto allo scatenamento delle emozioni, né di chi già gioca, né di chi il golf non sa neppure cosa sia. Ed è un gran peccato.

Sarà certamente un links strepitoso firmato da un archistar del golf, ma –si sa- nessun links in tv eccita come fosse una sfilata di Victoria’s Secrets. Anzi: semmai pacifica ulteriormente quei pochi sensi che resistono alla noia di colpi che paiono –anche se non lo sono affatto- sempre tutti uguali.

Come se non bastasse, il torneo pare essere ripreso “alla buona”, per usare un eufemismo: ci sono poche telecamere piazzate lungo il percorso, il che non garantisce né vivacità, né ritmo alla diretta.

Minima anche la grafica, la cui presenza è quindi inutile a spezzare la monotonia delle immagini.

Inoltre, a bordo campo non c’è pubblico sufficiente (o forse non ce n’è proprio) a colorare il torneo, sia dal punto visivo, che sonoro.

Al netto di questo, le ore di diretta garantite dalla Rai e dal canone che -lo voglio sottolineare- tutti paghiamo indistintamente sulla bolletta della luce, sono comunque una manna per il movimento golfistico azzurro. Ma, se con quest’occasione pensavamo o speravamo di riscattare una storia italiana golfistica fatta di scarsissimo interesse verso il green, è inutile che ce la mandiamo a dire: è un’occasione mancata.

La verità è che in generale la vita è un insieme di piccole occasioni che poi si tramutano in ricordi e che se non siamo capaci di dar loro la giusta valenza, vuol dire che non ne conserveremo memoria. E se non ne abbiamo memoria, allora vuol dire che non le abbiamo vissute appieno. Restando così le cose, purtroppo non credo che ci ricorderemo di queste giornate di golf targate Rai.

In definitiva, questo golf olimpico mi pare essere come quei pulviscoli che si nascondono nell’aria, ai quali serve un raggio di sole per venire alla luce. A oggi, quel raggio di sole può essere solo una qualsivoglia medaglia di Manassero o Bertasio, o di una delle due Giulie (Sergas e Molinaro) in campo la prossima settimana. Niente altro.

Ok, è comunque un primo passo. Un piccolo passo, forse, per il golf in generale, un passo più grande, invece, per il nostro, di golf.

Ciò non toglie che la storia insegna che non è ciò che vedi a essere importante, piuttosto è COME lo vedi. E qui, il come si vede l’ho appena descritto.

Morale: in questa penuria di vivacità televisiva, ci voleva un certo talento per rendere quanto meno utile quest’occasione. Ecco: non so voi, ma io il talento non l’ho visto da nessunissima parte. Eccezion fatta, ovviamente, per chi è in campo a sudarsi la medaglia.

 

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