Il golf è come le donne

Per cultura e forse per una naturale ed eccessiva tendenza alla semplificazione, siamo tutti portati a credere che ogni singola questione che ci troviamo ad affrontare abbia sempre e solo due unici aspetti da considerare.

Beh, mi dispiace, ma non è così.

E non è così neppure nel golf, anche se, di fronte alla freddezza matematica dello score, siamo abituati a ragionare secondo la monocultura imperante, quella per la quale il gioco si basa esclusivamente sulla qualità del nostro drive o del nostro putt. Ma così facendo, ci dimentichiamo che tra il tee shot e la buca c’è un universo di gioco ampio come quello che dalla notte dei tempi esiste tra il dire e il fare.

Voglio dire: il golf è come le donne.

Come il golf, anche le donne hanno mille diverse sfaccettature, tante sono quelle di un diamante, e tutte sono ugualmente interessanti e complesse.

Le donne hanno un lato sexy e uno ironico, uno serio e uno allegro, uno fatuo e uno solido, uno forte e uno debole, uno triste e uno solare, e mille altri lati ancora. Eppure, nonostante l’ampio ventaglio di aspetti, agli occhi degli uomini, tutte –e dico tutte-pretendiamo di apparire meno complicate e più semplici. Di celare il di più e di mostrare l’essenziale. Di essere piume e non pietre. E così facendo, parafrasando la Carrie Bradshaw di “Sex and The City”, finiamo con accompagnatori che se sono in grado di gestire il nostro lato “Zara”, non si meritano il nostro “Chanel”; o che se amano il nostro “Louboutin”, non sanno che farsene del nostro “Pittarello”. Ma la verità è che là fuori esistono uomini abbastanza grandi da saper contenere tutto il nostro guardaroba. Uomini capaci di lasciare le etichette a penzolare sulle grucce e di amarci per quello che siamo nella nostra totalità di aspetti divergenti.

Ecco, così è il golf: un armadio pieno zeppo di colpi uno diverso dall’altro. E così sono i grandi campioni: uomini in grado di gestire e contenere al meglio la molteplice diversità degli aspetti del gioco.

Come nell’amore, così anche nel golf noi smazzatori neurolabili sappiamo bene come si comincia – con uno swing- ma poco o nulla sappiamo di come si può e si deve continuare. Magari serve un colpo basso da sotto i rami, o un approccio a correre da trenta metri con un ferro 9, o magari un ferro 7 giocato a tre quarti della forza. O, ancora, magari da bordo green è necessario un sand iron con la lama aperta o, perché no, anche un putt dall’erba alta. E c’è poi il momento di saper tirare un colpo in salita e il momento immediatamente successivo uno in discesa.

E allora, invece di perdere tempo a pretendere di sintetizzare il nostro gioco nell’unico aspetto che conosciamo, quello del virtuosismo da campo pratica o da putting green, è ora che impariamo a capire e a valorizzare tutte le mille sfaccettature di cui è fatto il pianeta delle 18 buche.

Il trucco? Per il golf come per le donne, non è cominciare con uno swing o con un abito nuovo, ma imparare a considerare quelli vecchi con occhi meno svogliati e offuscati.

 

Leave A Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *