Golfisti al sole, mai senza protezione

Lo sappiamo: ciò che il neurogolfista brama più di ogni altra cosa è una protezione 100 contro la sfiga in campo. Epperò, sotto questa caldazza estiva che ci tormenterà per tutta l’estate, ciò di cui lo swingatore da week end ha realmente bisogno, è una protezione solare. Trenta SPF è il minimo sindacale; cinquanta la perfezione fattasi crema: “Attenzione, però, perché anche lo schermo totale non basta a coprire l’intero arco temporale delle 18 buche – spiega la dermatologa Giulia Cattarini Mastelli, direttore medico della Mastelli srl- perché per quanto alto possa essere il fattore di protezione, comunque ogni due/tre ore, quindi a metà giro, la crema deve essere rispalmata nelle zone esposte al sole”.

Che cosa si rischia senza lo schermo totale?

“Guardi: innanzi tutto va sottolineato il fatto che il golfista purtroppo generalmente gioca nelle ore peggiori per le radiazioni solari, che sono dalle 11 alle 16. Detto questo, la prolungata esposizione ai raggi UVA e UVB, alla lunga provoca la produzione di radicali liberi e dei danni al dna delle nostre cellule epidermiche”.

Tradotto in parole semplici?

“Beh, i radicali liberi provocano l’invecchiamento dei nostri organi: per dire, le rughe derivano proprio da questi fattori, che fanno perdere tono ed elasticità alla pelle. Ma al di là delle semplici rughe, i problemi legati ad una lunga esposizione al sole sono anche altri: penso alle macchie o alle discromie sull’epidermide, alle cheratosi attiniche che sono vere e proprie lesioni pre-cancerose, e infine penso agli stessi tumori della pelle, che comunque oggi si trattano senza grandi problemi se identificati precocemente”.

Quali sono le zone della pelle più a rischio?

“Innanzi tutto, mi rivolgo agli uomini senza tanti capelli: quando giocate, indossate un berretto o almeno spalmatevi della protezione in testa: purtroppo vedo moltissime cheratosi formarsi proprio lì. Poi è bene proteggere il collo e la V del decolletè, quindi un occhio di riguardo va anche alla mano senza guanto, alla nuca e alle orecchie. E ancora: sarebbe sempre preferibile giocare con gli occhiali da sole: le radiazioni solari non solo fanno soffrire gli occhi, ma attaccano anche il contorno occhi facendo formare le rughe”.

Una curiosità: sono meglio le creme solari o gli antiossidanti per bocca?

“Mah, l’ideale sarebbe prendere entrambi: una pillola al giorno ricca di betacarotene e licopene e poi spalmarsi anche una protezione solare. L’associazione delle due cose è perfetta”.

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Cosa ne pensa dell’abbigliamento tecnico contro le radiazioni solari che va per la maggiore sul tour, come quello che indossa Michelle Wie nella foto qui sopra?

“Le maniche schermanti sono eccezionali: vanno fortissimo tra le proette ma anche in oriente. Con quel tipo di outfit, si può evitare di doversi spalmare le creme protettive. L’importante ovviamente è che l’abbigliamento lasci traspirare la pelle”.

Nei mesi estivi in cui si gioca a golf, quali sono i trattamenti dermatologici da evitare?

“Sicuramente i peeling chimici e i laser esfolianti, mentre per quanto riguarda botox o filler, è bene non esporsi al sole per un paio di giorni dal trattamento”.

Un’ultima domanda: perché in Australia, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e più comunemente all’estero, esiste una maggiore cultura della prevenzione solare rispetto che da noi?

“Credo che dipenda dal fatto che in Italia e più in generale nei paesi latini ancora sia molto forte l’idea che abbronzatura sia sinonimo di bellezza e salute, però le assicuro che il futuro è fatto di protezione solare, non di pelli cotte al sole”.

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