I 5 gradi di caghetta del golfista medio

I 5 GRADI DI CAGHETTA DEL GOLFISTA MEDIO

  • L’ansia che ti fa bestia sul tee della 1.

Mani di pietra+ritmo alla nitroglicerina=swing al fulmicotone. Meglio giocare subito una provvisoria, valà

 

  • Il panico che ti taglia il respiro come manco il boia dell’Isis.

L’incubo di ogni golfista: il par 3 di 160 metri tutti sopra l’acqua. Morale: in apnea, con 3 bastoni più di necessario, backswing a gas aperto e downswing con freno a mano tirato. Ed è magicamente flappa imperiale.

 

  • Le ordinate visioni psicotiche.

Sul tee shot più complicato del giro, riesci a visualizzare in centro al fairway solo Genny a’ Carogna, il Conte e Don Pietro Savastano di Gomorra e ti chiedi se per caso questi 3 non abbiano scommesso contro di te. Per cui, baci loro le mani, ti arrendi alla camorra e alla visione simil-mistica e agganci il drive selvaggiamente nel bosco di sinistra.

 

  • La tachicardia sismica.

Sul putt per il bogey da due metri in discesa la vedi da sinistra a destra o forse da destra a sinistra o chi c’azzecca è bravo perché hai la vista sfocata e la salivazione azzerata. E soprattutto c’hai pure le mani che ballano il Mambo number 5 e che staccano il bastone per i fatti loro mentre stai ancora sistemando i piedi all’address. Morale: hai una coordinazione che pari una bambola di pezza in caduta libera dal 25° piano. Doppio bogey assicurato.

 

  • Il terrore alla 18.

Non vuoi deludere moglie, marito, fidanzato/a, figli, genitori, suoceri, amici accorsi ad aspettarti ansiosi sull’ultimo green. Quindi, dopo aver messo in fila una serie vergognosa di cagate pazzesche, esci dal campo come Rossella O’Hara dichiarando “domani è un altro giorno” mentre contemporaneamente estrai un paio di Xanax dalla tasca dei pantaloni. E, guardando da vicino la tua catena degli affetti, vorresti andartene via come Rhett Butler.

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