Il dilemma del tempo, nel golf e nella vita

Il tempo è una di quelle cose che tutti dovremmo possedere mentre effettuiamo i nostri swing sbilenchi, ma che nessun maestro, nonostante il bagaglio della moderna tecnologia a disposizione, ha ancora imparato a insegnarci. Ed è proprio in quest’aspetto più che in altri che il golf assomiglia alla vita: in entrambi i casi, il tempo risulta essere un particolare fondamentale, eppure nessuno di noi ha mai imparato a spiegarlo.

Ora: su questo concetto l’umanità discute a livello filosofico almeno dal quarto secolo avanti Cristo, senza però giungere a una conclusione che sia unanime, concorde e definitiva. Il tempo risulta tuttora un’idea talmente indeterminata che nessuno è in grado di spiegare in modo coerente in cosa consista.

Per gli accademici greci, il tempo è la madre di ogni male: dal momento che la realtà è immersa nel divenire e nel fluire, all’umanità non è concessa alcuna forma di sapere che sia stabile e certa; per Sant’Agostino, invece, il tempo è la fonte della nostra inquietitudine: secondo il filosofo, proprio perché sottoposto al gioco del divenire, l’essere umano vive in uno stato di perenne precarietà. E ancora: chi di noi ha sgobbato al liceo classico chino a perdere diottrie sul vocabolario Rocci, sa che gli antichi Greci di Aristotele o Platone non si sognavano di coniugare i verbi al futuro: ritenevano che nulla poteva essere fissato, perché tutto sarebbe mutato sempre in qualcos’altro. Anzi, era già mutato mentre lo si viveva in quel presente che già era divenuto passato.

Un gran pasticcio, insomma, anche se, a dirla facile, verrebbe da pensare che esista un tempo per tutto, tranne che per padroneggiare il tempo stesso. Solo il saggio ci riesce: la storia, la filosofia e le religioni, infatti, insegnano che è l’uomo sapiente l’unico che riesce a dominare il tempo, perché non ne ha timore. Il saggio non corre, perché non vuole fuggire dal proprio momento, tantomeno desidera giungere al traguardo prima del dovuto.

In definitiva, se per padroneggiare il bastone da golf serve avere tempo, per controllare il tempo pare serva avere dosi elefantiache di saggezza. Una qualità, questa, che, visti i risultati, difetta alla stragrande maggioranza dei giocatori da week end.

Morale: da golfisti neurolabili quali siamo, accontentiamoci di sapere che nessun “adesso” dura per sempre e che quella flappa che stiamo colpendo proprio ora, nello scorrere del tempo è già divenuta qualcos’altro. Un doppio bogey, per esempio.

(Da Golf & Turismo, maggio 2017)

 

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